Vorrei chiedere consigli e soprattutto testimonianze in merito alle reali prospettive nel mondo del lavoro (quello privato, in cui il valore legale del titolo di studio, che è l'unico parametro valido nei pubblici concorsi, è un concetto relativo) di una laurea rilasciata da un'università telematica.
Ho 25 anni, una situazione lavorativa disastrosa e un cursus studiorum brillante quanto lento: in procinto di iniziare il quinto anno fuori corso di università (mi sono immatricolato nell'anno accademico 2002-2003, avendo conseguito il diploma con un anno di anticipo rispetto al normale poiché a suo tempo avevo fatto la cosiddetta primina), ho sostenuto 22 esami per un totale di poco più di 140 crediti, sostenendo però ben 12 esami in un solo semestre (sì, la mia università lo consentiva) e tutti gli altri sparpagliati anno per anno (con due anni interi in cui non ho fatto niente). La media è prossima al 30/30.
Purtroppo la mia università quest'anno ha già avviato a regime il decreto ministeriale 270/2004, in séguito al quale il mio corso di laurea, organizzato secondo il D.M. 509/1999, non è stato semplicemente trasformato, ma è stato proprio soppresso. Il che signfica che noi vecchi iscritti rimaniamo ad esaurimento, ma di fatto molti di noi sono obbligati a cambiare corso in quanto una buona parte degli insegnamenti obbligatori e buona parte degli insegnamenti a scelta del mio corso erano tenuti da professori a contratto che non ci sono più, dunque non solo la didattica è stata disattivata, ma sono misteriosamente scomparsi anche gli appelli d'esame (il corso di laurea, per chi volesse approfondire la questione, è il famigerato Media e giornalismo "Adriano Olivetti" presso la facoltà di Scienze politiche "Cesare Alfieri" dell'Università degli studi di Firenze).
Ho fatto valutare la mia carriera accademica da alcuni docenti, rilevando che in caso di opzione per il percorso più simile previsto nel nuovo ordinamento (cioè il corso di laurea in Scienze politiche, curriculum Comunicazione, media e giornalismo) mi verrebbero convalidati appena 90 crediti sugli oltre 140 maturati. Dovrei sostenere ancora 10 esami + 2 integrazioni (moduli aggiuntivi per portare due esami che ho sostenuto per 6 crediti a 9, come previsti nel corso di destinazione)!
Nel contempo, ho mandato il curriculum a molte università telematiche, in cui invece sempre per l'iscrizione a corsi come Sociologia, Scienze politiche e Servizio sociale (i più simili, anche se il mio corso d'origine fa parte della classe di scienze della comunicazione) mi convalidano molti più crediti, consentendomi di terminare gli studi anche entro l'anno.
A questo punto mi sto interrogando e vorrei trovare una risposta prima che mi scada la prima rata delle tasse e dei contributi per l'anno accademico 2009-2010 (che è di oltre 1600 euro! Alcune università telematiche costano meno!).
Ordunque, sembra che se voglio finire in fretta non ho scelta: però io non sono un militare o un dipendente di un'amministrazione pubblica civile che ha bisogno del pezzo di carta per lo scatto di carriera, e che lo può ottenere facilmente grazie alla convenzione di turno. Semmai mi dovessi trasferire a un ateneo telematico, resta il fatto che non mi sarà riconosciuto niente oltre agli esami effettivamente superati, e che li avrò superati presso un'università statale e, peraltro, una facoltà che gode di una certa fama.
Sta di fatto che in Italia la quasi totalità dei corsi di laurea, anche erogati da università tradizionali, non richiede obbligo di frequenza, specie in quegli à mbiti disciplinari cari alle università telematiche. E la frequenza non è quasi mai necessaria; prova ne sono io stesso, che ho quasi tutti 30 e 30 e lode senza aver mai messo piede all'università se non per gli esami e le pratiche burocratiche (quando non espletate per corrispondenza, cosa che si può fare anche con le università tradizionali, con la buona, vecchia, cara posta raccomandata). É opinione diffusa, dunque, che alla telematica ci si iscrive non perché impossibilitati a seguire gli insegnamenti (cosa che non costituisce causa ostativa nemmeno presso le università 'normali'), ma perché i programmi sono più brevi o comunque meno complessi, le prove d'esame sono più semplici e così via, insomma perché «è più facile». O perché si è favoriti da convenzioni (per la verità stipulate anche da prestigiose università tradizionali, statali e non statali) che riconoscono tutto il possibile (anche tutti i crediti quando si poteva fare).
Tanto premesso, a me la laurea serve anche per trovare un lavoro un po' più decente di quello che ho, allora vi chiedo: se mando un curriculum con su scritto «laureato presso l'Università telematica...» ho le stesse probabilità di essere preso in considerazione come se ci fosse scritto «laureato presso l'Università degli studi di Napoli Federico II»? O il datore di lavoro presumerà che avrò conquistato la qualifica accademica di dottore grazie a convenzioni e scorciatoie varie?
Grazie
...Ah, dimenticavo: non ho nessuna intenzione di proseguire gli studi nel secondo ciclo, almeno non con un corso di laurea magistrale (forse con un master universitario di primo livello, se ottengo un voucher formativo o una borsa di studio).
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