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Magistrale in inglese, il gioco vale la candela?

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  • Magistrale in inglese, il gioco vale la candela?

    Salve, sono uno studente di Biologia della Federico II, e a poco meno di un anno dalla laurea triennale inizio a pormi delle domande sul mio futuro.
    La mia idea è quella di spostarmi per la laurea magistrale, ne ho la possibilità  e voglio sfruttarla per arricchire sia il bagaglio culturale che quello umano.

    Mi chiedevo questo: alla luce del fatto che vorrei fare ricerca (soprattutto all'estero), quanto conviene oggi conseguire una laurea magistrale in inglese? Ho visto che ce ne sono molte a Pavia, Padova, Milano ecc.
    Potrebbe arricchire effettivamente il Curriculum o viene visto come un semplice "sfizio personale"?

    Spero che qualcuno con più esperienza sappia darmi delle delucidazioni. Grazie per l'attenzione!

  • #2
    Per me è un valore aggiunto, tanto più nell'ambito della biologia, anche se questi corsi di laurea stanno creando molte polemiche.

    https://www.labparlamento.it/thinkne...-le-polemiche/

    P.S. Non so se è il tuo caso, ma la convinzione per cui i corsi al nord garantiscono più lavoro è una cavolata colossale.

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    • #3
      Se vuoi fare ricerca all'estero, comincia ad andare da adesso in UK, dove puoi conseguire un dottorato senza prendere prima la laurea magistrale, che non si capisce per quale motivo in Italia sia data per scontata (tu stesso non dici «vorrei proseguire gli studi», bensì «per la magistrale vorrei spostarmi». Una cosa priva di senso).

      Tieni presente che in Italia la ricerca è tutta in mano pubblica, per cui non conta molto dove ti sei laureato e neanche se il corso è stato erogato in lingua inglese.

      In senso scientifico è certamente un valore aggiunto, se non altro per imparare ad avere dimestichezza con il lessico scientifico internazionale. Amici che hanno frequentato corsi in inglese però mi confermano due cose:
      1. il metodo è sempre quello italiano, profondamente diverso da quello tipico delle università  anglosassoni, specie a livello di master (che in Italia è erroneamente, e non conformemente alle norme, percepito come un completamento della laurea, mentre in UK e USA è a tutti gli effetti post-grad*. Infatti gli studenti di master si chiamano «graduate studentes»). Nelle università  anglosassoni la lezione frontale unilineare in stile proiettile magico è superata da un pezzo e anche le modalità  di esaminazione sono molto diverse: molto diffusi sono i papers. E al graduate student (lo studente che ha già  un grado accademico, in questo caso quello di bachelor) è riconosciuta una certa maturità  scientifica, alla quale gli insegnamenti post-graduate sono commisurati.
      2. molti docenti non parlano inglese in maniera proprio eccellente. Mi diceva una collega che ha preso una LM di area economico-aziendale in inglese in un ateneo toscano che alcuni facevano esami scritti a risposta multipla perché non sarebbero stati in grado di andare oltre, mentre altri si sforzavano ma poi all'orale con loro bisognava inevitabilmente integrare con l'italiano. Il risultato era uno stress inutile da entrambe le parti.

      Sottoscrivo senza riserve il post scriptum di Marika. Se devi scegliere una sede perché rinomata in quell'à mbito scientifico (in tal senso io conosco una ragazza friulana che si è iscritta a Giurisprudenza alla Federico II) è un discorso, se invece hai il mito del Nord ti invito caldamente a riconsiderarlo.
      BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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      • #4
        Originariamente inviato da Marika Visualizza il messaggio
        P.S. Non so se è il tuo caso, ma la convinzione per cui i corsi al nord garantiscono più lavoro è una cavolata colossale.
        Non sono d'accordo, i dati statistici dimostrano il contrario.
        Poi per alcune università  c'è veramente una caccia ai neolaureati, in particolar modo per gli ingegneri dei Politecnici di Milano e Torino.
        Guarda qua ad esempio:
        Il Politecnico di Torino è il terzo ateneo al mondo per la percentuale di occupazione dei suoi laureati
        Un sito web da visitare se si hanno 5 minuti liberi:
        digitalArs.it - Immagini digitali per persone reali

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        • #5
          Originariamente inviato da Bmastro Visualizza il messaggio
          Non sono d'accordo, i dati statistici dimostrano il contrario.
          Se sapessi come vengono rilevati i dati occupazionali, non ci crederesti minimamente.
          Io quando ci ho lavorato mi sono messo le mani nei capelli.
          Come ebbe a dire un mio vecchio maestro, la scienza statistica è una cosa, le statistiche sono altro...
          BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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          • #6
            Originariamente inviato da dottore Visualizza il messaggio
            Se sapessi come vengono rilevati i dati occupazionali, non ci crederesti minimamente.
            Io quando ci ho lavorato mi sono messo le mani nei capelli.
            Come ebbe a dire un mio vecchio maestro, la scienza statistica è una cosa, le statistiche sono altro...
            E mettiamo anche questo articolo:
            Se la laurea serve, record di occupati al Politecnico di Milano | La nuvola del lavoro
            Per quanto riguarda i dati occupazionali nelle ricerche statistiche, se ci sono degli errori per Milano e Torino allora ci sono pure per le altre sedi in Italia, quindi siamo sempre là 
            Un sito web da visitare se si hanno 5 minuti liberi:
            digitalArs.it - Immagini digitali per persone reali

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            • #7
              Bmastro, il Politecnico di Milano, come pure il Politecnico di Torino, è un polo di eccellenza; Marika parlava in generale.
              Se è per questo l'Orientale di Napoli credo detenga ancora il record di diplomatici (cioè di persone che vincono il concorso di segretario di legazione), ma grazie a Orazio: si tratta di una sede specializzata in quel ramo di studi.

              Tanto premesso, non è questione di errori statistici, ma di cosa si vuole ricercare. In Italia spesso l'uso della statistica che viene fatto è criminale, visto che i dati bruti vengono aggregati a seconda di ciò che si intende dimostrare.

              E chiaramente se tu mi consideri occupato anche colui che a sei mesi dalla laurea ha svolto per la settimana precedente un'ora di lavoro a titolo gratuito nell'impresa di famiglia, allora sarà  logico che in un'università  frequentata prevalentemente da brianzoli (ogni riferimento è puramente casuale) il tasso di occupazione risulterà  alle stelle, così come se mi consideri qualunque studente, anche se percettore di reddito, disoccupato allora è chiaro che i laureati in Medicina risulteranno tutti quanti a spasso (in realtà  per specializzarsi vengono pagati quasi quanto un insegnante di ruolo della scuola, che vale a dire più di un funzionario ministeriale, regionale, di un'agenzia fiscale o di un ente locale).
              Questi elementi, insieme con altri, incidono in misura determinante sugli esiti delle indagini, rendendole utili solo ad alcuni atenei per farsi pubblicità  ma, nei fatti, estremamente fuorvianti.
              Altra cosa: da alcuni anni viene rilevata la congruità  tra gli studi svolti e il tipo di occupazione. Ma sai come viene rilevata? Con domande del tipo «Ritieni che la tua laurea sia necesssaria per il lavoro che svolgi?». Ma che razza di domanda è? Per svolgere correttamente l'indagine bisogna basarsi su criteri oggettivi, determinabili e controllabili, in una parola ripetibili. Vogliamo poi parlare del fatto che si confonde il numero dei titoli rilasciati con il numero dei titolati, conteggiando dunque i laureati magistrali due volte?
              BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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              • #8
                Ah, dimenticavo: per tornare nell'alveo della discussione, qua stiamo parlando del ramo della biologia. Sbocchi occupazionali tipici in Italia:
                - con laurea semplice ed esame di Stato, non si capisce bene (infatti sembra che tra gli iscritti all'albo dei biologi ci sono più iscritti alla sezione A con lauree magistrali affini tipo Biotecnologie, Scienze della nutrizione umana e Agraria che iscritti alla sezione B: sembra che il biologo iunior non abbia di fatto alcuno sbocco);
                - con laurea magistrale ed esame di Stato, laboratorà® di analisi cliniche (e qui entriamo in conflitto con i laureati in Tecniche di laboratorio biomedico, i quali possono svolgere la stessa funzione con la sola laurea, che è abilitante, senza magistrale. Invece per fare il direttore ci vuole la laurea magistrale in quanto bisogna essere abilitati alla professione di biologo sezione A: ma è una cosa che possono fare anche i chimici, i medici e altri);
                - con laurea magistrale ed esame di Stato, libera professione come cosiddetti biologi nutrizionisti (in moltissimi si buttano lì per ripiego, mentre altri fanno la scelta di conseguire una LM abilitante alla professione di biologo a tal fine dopo una laurea in Dietistica, già  abilitante alla professione sanitaria di dietista, anziché in Scienze biologiche);
                - con dottorato di ricerca, ricerca (in mano pubblica, in cui conta solamente il valore legale del titolo).
                BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                • #9
                  Forse mi sbaglio, ma credo che i dati offerti da Bmastro derivino dal fatto che c'è stato un esodo dal sud al nord e quindi più immatricolazioni delle università  del nord = più dati che mostrano quanti lavorano.
                  Bisognerebbe vedere i numeri in proporzione e non solo la quantità  di chi lavora.
                  Ad esempio da qualche anno c'è ma mania "triennale al sud, magistrale al nord" che sembra quasi una legge non scritta, con la conseguenza che le famiglie si svenano e difficilmente col lavoro trovato al pargolo rientrano nelle spese per mantenerlo durante il periodo fuori casa.
                  Io in passato per corsi di formazione, lavoro e aggiornamento professionale sono stata spesso a Milano e posso dire senza timore di smentita che all'interno di alcune università  ci sono delle vere e proprie cittadelle di siciliani e campani, tanto che in alcuni giorni hai l'impressione di essere a Enna invece che a Milano.
                  Aggiungo con una modifica che la questione non è solo universitaria e anche al nord si fa la fame.

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                  • #10
                    Nell'università  dove lavoravo io i fuori sede erano relativamente pochi, eppure c'erano colonie di siciliani, calabresi e pugliesi, come pure a Bologna. L'università  aveva un target territoriale ben preciso e infatti non attraeva persone dal Nord al di fuori di quel target territoriale. Eppure, pur essendo un ateneo senza lode e senza infamia, di recente istituzione e sconosciuto ai più, attraeva gente dal Mezzogiorno che vicino casa aveva decisamente di meglio.

                    Tanto premesso, tu poni sul piatto altre questioni, che andrebbero sviscerate e analizzate singolarmente.
                    Una di queste è che non vengono misurati i flussi, cioè dati dati si sa che io mi sono laureato all'Università  di Topolinia, ma non si sa né da dove provengo né se il lavoro che dico di aver trovato è a Topolinia stessa. Se a questo aggiungi che c'è gente che consegue la laurea in un'università  del Sud e si trasferisce al Nord per la magistrale, le rilevazioni fatte sulla laurea (ricordo che i due titoli vengono calcolati come se fossero due persone che si sono laureate!) saranno inevitabilmente penalizzanti per l'università  del Sud perché generalmente chi parte dall'inizio con l'idea di dover proseguire gli studi con la LM come se si trattasse della conclusione di un unico corso non cerca lavoro dopo la laurea, fatto salvo lavoro occasionale non qualificato, magari in nero o a tinte fosche (mi si passi la retorica) che non viene dichiarato nei questionari. Ad esempio un mio amico romano laureato in Fisica e con una magistrale che non ricordo come si chiami, ora dottorando, durante il corso di laurea magistrale faceva consegne di cibo a domicilio. Avrebbe potuto certamente aspirare a qualcosa di meglio, ma non ha voluto farlo. Un altro mio amico sempre romano, qualche anno prima, si trovava in una situazione simile e preferì rinunciare al dottorato per andare a cercare lavoro in UK, dove si ritrovò a fare l'aiuto cuoco. Cosa che ha fatto per 4-5 anni, prima di tornare in Italia perché, tramite conoscenze, aveva trovato lavoro qualificato pertinente ai suoi studi.
                    La terza questione, ultima nell'elenco ma non di certo per importanza, è che il lavoro che questi pargoli trovano al Nord quasi mai ha una retribuzione tale da potere ripagare nel breve-medio periodo le spese sostenute dalle famiglie d'origine per mantenerlo agli studi.

                    Nella mia esperienza di funzionario universitario, in servizio presso un ufficio di programmazione e coordinamento operativo cui facevano capo anche le strutture di orientamento al lavoro, francamente non ho mai e dico mai trovato, al di fuori della scuola di Medicina, un solo laureato o laureato magistrale che avesse trovato lavoro sulla base del solo titolo che la mia università  gli aveva rilasciato che fosse commisurato al livello e alla qualità  degli studi svolti, salvo che fosse stato assunto nell'impresa di famiglia. E spessissimo avevamo a che fare con ragazzi che, mentre avevano rifiutato opportunità  di lavoro interessanti dopo la laurea cui avevano rinunciato al fine di «completare» (dal loro punto di vista) gli studi, dopo la laurea magistrale si arrangiavano a fare i camerieri nei bar in attesa di tempi migliori. Un consiglio che io mi sento di dare è quello di non sprecare le occasioni e non pensare che con il titolo di studio più elevato si abbiano necessariamente più possibilità , poiché le variabili in gioco sono tantissime e, oltretutto, la laurea magistrale in Italia è estremamente svalutata per tutte le ragioni che conosciamo, quindi non darà  mai accesso effettivo alle posizioni per cui è stata concepita. Purtroppo questa però non era una cosa che potevo dire nel contesto lavorativo, dovendo tirare l'acqua al mulino del mio datore di lavoro, il cui precipuo interesse era immatricolare il più possibile e rilasciare il più ampio numero possibile di titoli di studio, possibilmente in corso e con buoni risultati in termini di profitto. Poi, se si vuole dimostrare che quei titoli hanno un'efficacia lavorativa, basta davvero poco.
                    BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                    • #11
                      Ragazzi, vi ringrazio per le risposte, ma non capisco perché il dialogo sia sfociato in questo..
                      Forse mi sono spiegato male io: ho citato quelle università  del Settentrione semplicemente perché lì ho trovato molti corsi in lingua inglese, e non per un falso mito del "Nord".
                      Infatti chiedevo delle vostre opinioni in merito ai corsi in lingua straniera, alla loro "valenza"... non in merito al flusso di laureati da sud a nord.
                      Ma non solo: la mia volontà  è anche quella di studiare in un Ateneo in cui la mia facoltà  (in questo caso, Biologia) sia rinomata, un'eccellenza. E' risaputo che alla Federico II i corsi di punta, storici, siano ben altri (Ingegneria e Giurisprudenza su tutti).

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                      • #12
                        Originariamente inviato da giodel97 Visualizza il messaggio
                        Ragazzi, vi ringrazio per le risposte, ma non capisco perché il dialogo sia sfociato in questo..
                        Beh, i forum funzionano così.

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                        • #13
                          Originariamente inviato da giodel97 Visualizza il messaggio
                          Ragazzi, vi ringrazio per le risposte, ma non capisco perché il dialogo sia sfociato in questo..
                          Forse mi sono spiegato male io: ho citato quelle università  del Settentrione semplicemente perché lì ho trovato molti corsi in lingua inglese, e non per un falso mito del "Nord".
                          Infatti chiedevo delle vostre opinioni in merito ai corsi in lingua straniera, alla loro "valenza"... non in merito al flusso di laureati da sud a nord.
                          Ma non solo: la mia volontà  è anche quella di studiare in un Ateneo in cui la mia facoltà  (in questo caso, Biologia) sia rinomata, un'eccellenza. E' risaputo che alla Federico II i corsi di punta, storici, siano ben altri (Ingegneria e Giurisprudenza su tutti).
                          1. In un ateneo.
                          2. Biologia non è mai stata una facoltà .
                          3. Avevo specificato io che se scegli un ateneo famoso per quel determinato campo di studi è un conto, ma la tua richiesta non era di questa natura.
                          4. La Federico II è famosa per Giurisprudenza solo perché è la scuola giuridica più antica del mondo (più di Bologna e più di Padova a dispetto delle balle che raccontano tali università ), per Economia perché ha avuto la prima cattedra di Economia politica della storia (quella tenuta da Antonio Genovesi), per Ingegneria perché tale facoltà  deriva dalla Scuola di applicazione per ingegneri di ponti e strade, la prima della futura Italia. Ma questi sono dati che lasciano il tempo che trovano, a mio avviso. L'Università  di Firenze ha meno di ottant'anni di vita, eppure non gode di cattiva fama, anzi (malgrado giudizi non proprio eccellenti delle agenzie di valutazione governative o comunque ufficiali e di quelle indipendenti).
                          BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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