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  • Scelta corso di studi

    Ciao a tutti, mi restano gli ultimi giorni per scegliere la facoltà universitaria.

    La scelta è un po' difficile perché ho svariati interessi in ambiti molto diversi: dal diritto e l'economia, politica principalmente, letteratura, storia, filosofia, cinema, musica, televisione e giornalismo.

    Il dubbio è tra Giurisprudenza indirizzo economico e lettere/storia.

    Io mi son diplomato col massimo dei voti al Commerciale, dunque di diritto ed economia ne ho masticato abbastanza.

    Sempre studiati con grande passione e facilità, però un conto credo sia lo studio superiore e altro quello quotidiano universitario.

    La laurea in Legge è notoriamente dura per lunghezza, "rigidità" e densità del percorso, dicono inevitabilmente tanto nozionistica (perché ho sentito fanno studiare nei minimi dettagli cose che nella larga maggioranza dei casi non ti serviranno concretamente per il lavoro).

    Non ho timore di dover studiare e impegnarmi molto naturalmente, ma temo che 1. la memoria non mi regga e sostenga e 2. che lo studio meccanico diventi molto frustrante e faticoso.

    Io riprendo lo studio dopo vari anni, a causa di problemi di salute devastanti, e dunque non sono più allenato da un po'.

    Come vi ho detto, ho sempre amato l'ordine, la precisione e l'equilibrio del pensiero giuridico, le questioni precedurali,.ed è sempre stato un gran piacere pr me studiarlo a scuola. Lo facevo col pilota automatico.

    La questione è che io non ho mai sognato di fare l'avvocato; ho un radicato senso di giustizia e riesco ad esprimerlo bene, ma al momento questo percorso di studi lo vedo più come un modo per acquisire per bene la struttura giuridica e il funzionamento dell'economia per dare sostanza alla mia vocazione politica e sete di conoscenza di aspetti così specifichi e fondamentali per la società e il mondo. E, inoltre, penso sia un percorso che può dare molti sbocchi lavorativivi, nonostante la saturazione (si dice) anche di giuristi, ma credo che sia una questione di tutte le facoltà tranne quelle scientifiche.

    Ho una forte passione per il diritto costituzionale e il funzionamento dei sistemi politici, ma non ho intenzione di fare scienze politiche. Con tutto il rispetto, temo sia un percorso al termine del quale obiettivamente non sei né carne e né pesce e quasi sei costretto a viverci di politica poi (cosa da evitare secondo me proprio per poterla fare bene la politica eventualmente), ma potrei pensarla male io.

    Poi non so se l'interesse per l'avvocatura verrebbe facilmente come conseguenza, entrando a contatto con la materia.

    L'altra strada è quella umanistica, che sarebbe quasi sicuramente più piacevole in toto a livello accademico, ma più problematica poi, per una questione di opportunità, non tanto di denaro. Non sogno neanche di diventare ricco.

    Non mi appassionano queste gare tra facoltà che alcuni fanno - le difficoltà e gli esami difficili vi sono ovunque e ognuna sviluppa e porta a mostrare delle abilità specifiche, però oggettivamente Legge richiede maggior rigore e memoria, anche credo per la tradizione italiana ed europea del noziosmo estremo.

    Studi unanistici sarebbero passione pura, di questo ho la sicurezza, legge/economia passione più "strumentale" e pratica (da quello che so al momento).


    Dunque, accolgo le vostre esperienze e considerazioni, che magari potrebbero aiutarmi, e chiedo: è possibile vivere studiando legge e non volendo essere sempre prefetto e accettando di non finire per forza perfettamente in corso?

    Grazie a tutti per la lettura

  • #2
    Originariamente inviato da camaleonte98 Visualizza il messaggio
    Ciao a tutti, mi restano gli ultimi giorni per scegliere la facoltà universitaria.
    Ciao. Le facoltà non esistono più oramai da 15 anni, tranne che in pochissime sedi. E comunque anche se esistessero ancora tu non scegli la facoltà, ma il corso di studi. La facoltà è la struttura che in quel dato ateneo offriva, e in qualche caso ancora offre, il corso di studi di tuo interesse.

    La scelta è un po' difficile perché ho svariati interessi in ambiti molto diversi: dal diritto e l'economia, politica principalmente, letteratura, storia, filosofia, cinema, musica, televisione e giornalismo.

    Il dubbio è tra Giurisprudenza indirizzo economico e lettere/storia.

    Io mi son diplomato col massimo dei voti al Commerciale, dunque di diritto ed economia ne ho masticato abbastanza.
    Spero che tu stia scherzando.

    Sempre studiati con grande passione e facilità, però un conto credo sia lo studio superiore e altro quello quotidiano universitario.
    L'università è istruzione superiore.
    L'istituto tecnico è istruzione secondaria superiore.
    L'università non richiede necessariamente uno studio quotidiano, in realtà. Ma sicuramente lo studio del diritto a scuola è fatto a livelli talmente bassi (oserei dire ridicoli) che è come se non lo avessi affrontato. Non a caso prima per iscriversi a Giurisprudenza era obbligatorio per legge avere una licenza liceale classica (all'epoca così si chiamava); con la ragioneria ci si poteva iscrivere a Scienze economiche e commerciali (poi Economia e commercio), ma non a Giurisprudenza.

    La laurea in Legge è notoriamente dura per lunghezza
    Non è obbligatorio optare per il ciclo unico.

    dicono inevitabilmente tanto nozionistica
    Chi asserisce questo afferma una fesseria.

    (perché ho sentito fanno studiare nei minimi dettagli cose
    Il che è l'esatto opposto del nozionismo.

    che nella larga maggioranza dei casi non ti serviranno concretamente per il lavoro
    .
    Giurisprudenza almeno sul piano teorico forma esperti di scienze giuridiche, non lavoratori. Qualsiasi lavoro si impara dopo, da zero.

    lo studio meccanico diventi molto frustrante e faticoso.
    Lo studio meccanico del diritto è per chi non comprende il metodo scientifico del diritto.

    La questione è che io non ho mai sognato di fare l'avvocato
    Giurisprudenza non forma necessariamente avvocati, anzi.

    ho un radicato senso di giustizia e riesco ad esprimerlo bene
    Cominciamo male.

    la saturazione (si dice) anche di giuristi
    I giuristi sono gli accademici, gli studiosi, i ricercatori, i professori. Un semplice laureato in Giurisprudenza è un semplice laureato in Giurisprudenza, non un giurista.
    La saturazione riguarda(va) gli avvocati, non i laureati in Giurisprudenza.

    credo che sia una questione di tutte le facoltà tranne quelle scientifiche.
    La dicotomia umanistico/scientifico nel senso da te inteso è superata da trent'anni.

    Ho una forte passione per il diritto costituzionale e il funzionamento dei sistemi politici, ma non ho intenzione di fare scienze politiche. Con tutto il rispetto, temo sia un percorso al termine del quale obiettivamente non sei né carne e né pesce e quasi sei costretto a viverci di politica poi
    Chi sarebbe il laureato in Scienze politiche che vive di politica?

    potrei pensarla male io.
    Infatti.

    Dunque, accolgo le vostre esperienze e considerazioni, che magari potrebbero aiutarmi, e chiedo: è possibile vivere studiando legge e non volendo essere sempre prefetto e accettando di non finire per forza perfettamente in corso?
    Puoi iscriverti a Scienze dei servizi giuridici ed eventualmente decidere se proseguire gli studi, nello stesso o in altro ramo, dopo la laurea.
    BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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    • #3
      Il problema, camaleonte98, è che vedo che sei attratto da tutti corsi di laurea con scarsissime prospettive lavorative.

      Giurisprudenza è dura, ma più che altro perché si tratta di imparare tutto e dico tutto a memoria per cinque anni di fila, come minimo. Secondo me Giurisprudenza "nuda e cruda" (come dico io) non serve a niente o comunque serve a poco, nel senso che ormai anche i privati chiedono l'abilitazione all'esercizio della professione forense, per dire, e l'esame da avvocato è un terno al lotto.

      Scienze politiche non serve a un tubo; io sto piangendo lacrime amare perché pur avendo una laurea in Scienze politiche con un Erasmus, un master politologico in Olanda pressoché ultimato, conoscenza delle lingue straniere e quant'altro, non riesco a trovare nel privato nemmeno uno straccio di stage. Oltretutto con Scienze politiche (che NON serve in alcun modo a diventare "politico", come affermi te) c'è il problema che, essendo una laurea multidisciplinare, al termine della laurea non si sa in cosa tu ti sia laureato! Fai un po' di statistica, un po' di economia, un po' di diritto, un po' di storia, un po' di scienza politica, un po' di sociologia, un po' di lingue, ma non sai nulla approfonditamente! Non fraintendermi, è un bellissimo corso di laurea che dà una visione d'insieme, ma proprio perché dà una visione d'insieme non hai competenze specifiche di nulla, cosa che un laureato in quanto tale dovrebbe avere. Le uniche discipline che studi a Scienze politiche e con cui potresti rivenderti con un privato sono quelle di statistica, economia e diritto, ma a questo punto un datore di lavoro si chiederebbe perché dovrebbe assumere te rispetto ad un laureato in Statistica (che ha pure conoscenze di software come R o Stata; almeno io a Scienze politiche ho fatto un esame assurdo che richiedeva di impararsi a memoria trenta formule, in piena tradizione pedagogica italiana, ma poi non so manco usare uno straccio di software per la statistica, quello sì che sarebbe importantissimo invece), ad un laureato in Economia o ad un laureato in Giurisprudenza.

      A ciò aggiungici che ormai persino gli stage per l'UE funzionano tutti a raccomandazione (sì, gli stage, pensa un po' come ci siamo ridotti). La verità è che è Scienze politiche va bene solamente se vuoi avere una laurea comoda per i concorsi pubblici, stop.

      Lettere e Storia ti porterebbero solo alla disoccupazione, sono lauree che servono solamente ad insegnare e che quindi necessitano pure della magistrale.

      Guarda, ti dico: se hai 27 anni (come deduco dal nickname), o ti dedichi ad altro, oppure ti conviene fare uno di questi corsi di laurea quasi come fosse un passatempo mentre magari hai già un lavoro, te lo dico come se tu fossi mio fratello.

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      • #4
        Originariamente inviato da gnugno Visualizza il messaggio
        Il problema, camaleonte98, è che vedo che sei attratto da tutti corsi di laurea con scarsissime prospettive lavorative.
        Vero sino a un certo punto. Con il crollo degli iscritti a Giurisprudenza e affini nel giro di dieci anni ci sarà penuria di avvocati, figuriamoci di laureati in materie giuridiche in generale.

        Giurisprudenza è dura, ma più che altro perché si tratta di imparare tutto e dico tutto a memoria
        Probabilmente, diciamo anche sicuramente, per chi non è portato (e considerata la natura di refugium peccatorum che il corso ha rivestito per anni sarà firse la maggior parte) e/o non ama particolarmente la materie è così. Chi è portato per lo studio del diritto (e ha le basi adeguate, che non sono quelle che fornisce un istituto tecnico commerciale) non ha bisogno di imparare a memoria proprio niente.

        per cinque anni di fila, come minimo.
        Falso. È possibilissimo spezzare il percorso e anche se come magistrale dopo la L-14 si sceglie la LMG/01 le probabilità di finire fuori corso si riducono drasticamente, anzi direi proprio che si abbattono, per una serie di ragioni di cui possiamo discutere.

        Secondo me Giurisprudenza "nuda e cruda" (come dico io) non serve a niente o comunque serve a poco, nel senso che ormai anche i privati chiedono l'abilitazione all'esercizio della professione forense
        L'abilitazione all'esercizio della professione forense viene richiesta non perché si eserciti (da dipendente non è possibile esercitarla), ma perché per le società di consulenza essa sarebbe probatoria di un'esperienza di un certo tipo. Questa cosa, visti i numeri crollati e che proseguono in costante calo, è destinata a mutare.

        l'esame da avvocato è un terno al lotto.
        Il problema è che prima bisogna lavorare gratis per almeno 18 mesi. Questa è una cosa che io trovo inconcepibile e che oltre una certa età, specie se si ha già esperienza lavorativa, diviene pure insostenibile.

        A ciò aggiungici che ormai persino gli stage per l'UE funzionano tutti a raccomandazione (sì, gli stage, pensa un po' come ci siamo ridotti).
        È anche vero che sono retribuiti quanto un funzionario in Italia
        Ultima modifica di dottore; 12-09-2025, 23:18.
        BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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        • #5
          Vero sino a un certo punto. Con il crollo degli iscritti a Giurisprudenza e affini nel giro di dieci anni ci sarà penuria di avvocati, figuriamoci di laureati in materie giuridiche in generale.
          Sì, ma sempre che sono davvero troppi allo stato attuale! Fare Giurisprudenza nel 2025 è un bagno di sangue.

          Probabilmente, diciamo anche sicuramente, per chi non è portato (e considerata la natura di refugium peccatorum che il corso ha rivestito per anni sarà firse la maggior parte) e/o non ama particolarmente la materie è così. Chi è portato per lo studio del diritto (e ha le basi adeguate, che non sono quelle che fornisce un istituto tecnico commerciale) non ha bisogno di imparare a memoria proprio niente.
          Giurisprudenza è dura proprio perché la materia è mnemonica all'inverosimile! Nessuno ti viene a dire che sia facile (anzi), ma alla fine pure un ebete ci si riesce a laureare se sta lì notte e giorno a ingurgitare i manuali o (meglio ancora) i riassunti. Il problema è solamente ricordarsi a memoria tutto il materiale, che è una mole mostruosa. Se uno vuole una laurea tranquilla, e mi sembra sia questo il caso, meglio scartarla subito.

          Falso. È possibilissimo spezzare il percorso e anche se come magistrale dopo la L-14 si sceglie la LMG/01 le probabilità di finire fuori corso si riducono drasticamente, anzi direi proprio che si abbattono, per una serie di ragioni di cui possiamo discutere.
          Qui parlavamo di Giurisprudenza, non di Scienze dei servizi giuridici (oltretutto a me fa ridere come qui si parli usando solo le sigle senza accompagnarle al nome ufficiale della classe, non tutti le conoscono a memoria). Io Scienze dei servizi giuridici la sconsiglio, nel senso che dai privati non viene nemmeno considerata! Se uno invece ha intenzione di fare i concorsi pubblici, è un altro paio di maniche.

          L'abilitazione all'esercizio della professione forense viene richiesta non perché si eserciti (da dipendente non è possibile esercitarla), ma perché per le società di consulenza essa sarebbe probatoria di un'esperienza di un certo tipo. Questa cosa, visti i numeri crollati e che proseguono in costante calo, è destinata a mutare.
          Ma non penso proprio, perché ogni santo annuncio richiede l'abilitazione all'esercizio della professione forense. Poi possiamo stare a discutere sul fatto che sia giusto o meno, ma le cose stanno così.

          Il problema è che prima bisogna lavorare gratis per almeno 18 mesi. Questa è una cosa che io trovo inconcepibile e che oltre una certa età, specie se si ha già esperienza lavorativa, diviene pure insostenibile.
          Infatti in altri ordinamenti, molto più pragmatici del nostro, o si fa solamente il praticantato (vedi in Regno Unito), o si può direttamente fare l'esame da avvocato (vedi negli Stati Uniti). Anche in Spagna so che l'iter è relativamente tranquillo. In Italia è folle.

          ​​​​​​È anche vero che sono retribuiti quanto un funzionario in Italia
          Con la differenza che lo stage dura sei mesi, poi ti mandano via. E la cosa allucinante è che o hai la raccomandazione, o vogliono che tu sia uscito dalle loro università elitarie e costosissime, possibilmente con già degli stage pregressi (ormai siamo arrivati all'assurdo che pretendono esperienza pregressa per poter fare...uno stage, rendiamoci conto).

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          • #6
            Originariamente inviato da gnugno Visualizza il messaggio
            Sì, ma sempre che sono davvero troppi allo stato attuale!
            No. Sono diversi anni che la tendenza è invertita.

            Giurisprudenza è dura proprio perché la materia è mnemonica all'inverosimile! Nessuno ti viene a dire che sia facile (anzi), ma alla fine pure un ebete ci si riesce a laureare se sta lì notte e giorno a ingurgitare i manuali o (meglio ancora) i riassunti. Il problema è solamente ricordarsi a memoria tutto il materiale, che è una mole mostruosa.
            Te lo chiedo nuovamente: come mai io ho una sequela di 30 e 30 e lode senza aver mai imparato a memoria niente e non sono stato mai bocciato, mentre gente che impara tutto a memoria ripete gli esami più volte e spesso li supera con voti bassi?
            Te lo ripeto per l'ennesima volta: lo studio scientifico del diritto richiede capacità logica e di ragionamento, non memoria.

            Io Scienze dei servizi giuridici la sconsiglio, nel senso che dai privati non viene nemmeno considerata!
            Scienze dei servizi giuridici è ideale per gli indecisi che non si sentono di cominciare da subito un percorso che non conduce a un risultato tangibile prima che siano trascorsi almeno 5 anni. Dopodiché si fa sempre in tempo a prendere Giurisprudenza oppure si può optare per un'altra strada avendo già una laurea in mano, che è sempre meglio di non averla.

            Ma non penso proprio, perché ogni santo annuncio richiede l'abilitazione all'esercizio della professione forense.
            Annunci di cosa? Se sono annunci di avvocati che cercano associates per i loro studi, mi sembra ovvio.

            Poi possiamo stare a discutere sul fatto che sia giusto o meno, ma le cose stanno così.
            Non è una questione di giustizia (?), ma di pertinenza. Se uno è iscritto all'albo degli avvocati e va a lavorare alle dipendenze di un privato, deve cancellarsi dall'albo per incompatibilità. Cancellandosi dall'albo, non può esercitare la professione (che comunque non potrebbe esercitare pur rimanendo iscritto di straforo). Ne consegue che se un datore di lavoro chiede l'abilitazione forense non è certamente perché spera di poter avere un avvocato che lavori solo per lui alle sue dipendenze, il che non sarebbe tecnicamente possibile, ma perché evidentemente per lui quell'abilitazione è indicativa di qualcosa d'altro. Questa pretesa è attualmente favorita dalla sovrabbondanza sul mercato di avvocati che di fatto non esercitano la professione ma annaspano finché non trovano qualcosa. Se il trend sarà confermato, nel giro di 5 anni questo problema sarà estinto.

            Infatti in altri ordinamenti, molto più pragmatici del nostro, o si fa solamente il praticantato (vedi in Regno Unito), o si può direttamente fare l'esame da avvocato (vedi negli Stati Uniti).
            In UK gli studi giuridici all'università esistono da meno di trent'anni e ancora oggi il 60% dei barristers e dei solicitors non ha alcuna formazione universitaria in àmbito giuridico (alcuni non sono proprio laureati).
            In US per diventare avvocato serve un postgraduate degree che si chiama juris doctor e si può conseguire solo dopo un bachelor's degree in altra disciplina. Il corso per diventare juris doctor, di durata triennale (l'undergraduate program che lo precede ha invece durata quadriennale, e siamo a 7) ha lo scopo precipuo e specifico di preparare al bar exam, con il quale si diventa attorney-at-law (figura, comunemente detta anche lawyer, che accorpa le funzioni dei solicitors e dei barristers in UK), pertanto nessuno lo frequenta se non con il preciso scopo di diventare avvocato. Se gli interessa fare il magistrato, il consulente d'impresa, il mediatore d'affari, il giurista (jurist) non si iscrive a un programma JD, ma a un programma di LL.M. (master of laws o legum magister), che dura molto meno (tipicamente 12 mesi).

            Anche in Spagna so che l'iter è relativamente tranquillo.
            Era.
            BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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            • #7
              Originariamente inviato da dottore Visualizza il messaggio
              Scienze dei servizi giuridici è ideale per gli indecisi che non si sentono di cominciare da subito un percorso che non conduce a un risultato tangibile prima che siano trascorsi almeno 5 anni. Dopodiché si fa sempre in tempo a prendere Giurisprudenza oppure si può optare per un'altra strada avendo già una laurea in mano, che è sempre meglio di non averla.
              L-14 può essere utile anche per diventare consulente del lavoro previo superamento dell'esame di Stato.

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              • #8
                Originariamente inviato da Nome-Utente Visualizza il messaggio
                L-14 può essere utile anche per diventare consulente del lavoro previo superamento dell'esame di Stato.
                Per meglio dire previo praticantato e poi superamento dell'esame di Stato.

                BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                • #9
                  il problema non è che in Italia ci sono ci sono troppi avvocati e troppi laureati in giurisprudenza, il problema è che ci sono troppi avvocati e laureati SCARSI, che proprio perchè studiano le poesie a memoria escono con voti bassi o se escono con voti alti non sanno fare il cerchio col bicchiere.
                  Purtroppo cosa succede: che negli ultimi dieci anni, da una parte c'è il decremento delle iscrizioni, dall'altra, in contemporanea, c'è lo stuolo di quelli che si sono laureati/abilitati prima, che hanno fatto la fame e che ora stanno letteralmente invadendo gli uffici della PA, dopo oltre dieci anni di blocco del turn over.

                  In PA i bravi "giuristi" (termine, lo so, improprio) sono sempre ben accetti, ma sono rari e li "fiuti" subito". Il restante 80% e oltre sono "parcheggiati". Alcune conoscenti poi diventate colleghe, iniziato il praticantato con furore agonistico degno di Mike Tyson, l'hanno mollato a metà non appena vinto un concorso! (da assistente, da funzionario non sarebbero all'altezza). Da me per esempio sono tutti giuristi. Ce ne fosse uno buono! Alla fine sanno solo poco più di un umile "economista" come me.
                  E quel che è peggio è che finiscono nelle agenzie fiscali! Dove vengono sbertucciati di continuo perchè non sanno fare 2+2, però intanto sono entrati. Buona fortuna all'Agenzia delle Entrate...

                  Commenta


                  • #10
                    Originariamente inviato da tantaconfusione98 Visualizza il messaggio
                    il problema non è che in Italia ci sono ci sono troppi avvocati e troppi laureati in giurisprudenza, il problema è che ci sono troppi avvocati e laureati SCARSI, che proprio perchè studiano le poesie a memoria escono con voti bassi o se escono con voti alti non sanno fare il cerchio col bicchiere.
                    Finalmente

                    Purtroppo cosa succede: che negli ultimi dieci anni, da una parte c'è il decremento delle iscrizioni, dall'altra, in contemporanea, c'è lo stuolo di quelli che si sono laureati/abilitati prima, che hanno fatto la fame e che ora stanno letteralmente invadendo gli uffici della PA, dopo oltre dieci anni di blocco del turn over.


                    In PA i bravi "giuristi" (termine, lo so, improprio) sono sempre ben accetti
                    Non sempre vero purtroppo. A volte sono osteggiati, per invidia o altro.

                    (da assistente, da funzionario non sarebbero all'altezza).
                    Confermo. C'è un numero impressionante di ex avvocati tra gli assistenti/istruttori. Molti hanno anche dottorati di ricerca e sapessi quanti su LinkedIn sfoggiano plurimi incarichi di cultori della materia e perfino docenze a contratto. Comunque con i concorsi semplificati CoViD e post CoViD stanno cominciando a ingrossare anche le file dei funzionari.

                    E quel che è peggio è che finiscono nelle agenzie fiscali!
                    Perché sono quelle che maggiormente adottano le modalità concorsuali semplificate, a causa dei grandi numeri. E al contempo rendono difficilissime le mobilità in ingresso (io ci ho provato e ci stenderei un velo pietoso).
                    BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                    • #11
                      No. Sono diversi anni che la tendenza è invertita.
                      No, perché è strapieno di avvocati e la stragrande maggioranza fanno la fame. Poi uno può fare supposizioni sulla base di quello che avverrà tra dieci anni, ma io sconsiglio sempre di fare previsioni e di pensare sempre allo stato attuale delle cose.

                      ​​​​​​Te lo chiedo nuovamente: come mai io ho una sequela di 30 e 30 e lode senza aver mai imparato a memoria niente e non sono stato mai bocciato, mentre gente che impara tutto a memoria ripete gli esami più volte e spesso li supera con voti bassi?
                      Te lo ripeto per l'ennesima volta: lo studio scientifico del diritto richiede capacità logica e di ragionamento, non memoria.
                      Ma tu per me puoi pure aver preso tutti 30 e lode e relativo bacio accademico, non toglie quello che penso e che è la percezione comune che giustamente hanno tutti, e rispondo ad una persona che chiede informazioni, rispondendogli onestamente. Giurisprudenza è un corso di laurea difficile, ma perché richiede uno sforzo mnemonico notevolissimo, per quel che mi riguarda di logica c'è poco o niente – poi non metto in dubbio che ad un avvocato o chicchessia sia richiesto l'uso della logica, ma se uno deve stare lì a studiare diritto ahimè gli tocca di stare lì ad apprendere mnemonicamente. Se si deve sostenere un esame impegnativo come può essere diritto commerciale, avoja ad andare a logica, lì c'è poco da fare ma da impararsi a memoria il manuale (o il riassunto)! Non è un caso che, se vai a vedere al dipartimento di Scienze politiche di Roma Tre, negli insegnamenti di diritto si presentano quattro gatti perché tocca stare a casa a studiarsi il materiale autonomamente; se vai a vedere per insegnamenti come economia politica o statistica trovi le aule piene. Un motivo ci sarà. Ho conosciuto i peggiori dementi (analfabeti funzionali, persone che non riescono nemmeno a scrivere correttamente in italiano o ad esprimersi adeguatamente) riuscire a laurearsi in Giurisprudenza. Ma non perché il corso di laurea sia facile, perché non lo è in alcun modo, ma perché si adatta bene a chi privilegia uno studio autonomo e (mi spiace se mi ripeto) mnemonico, senza necessità di seguire lezioni.

                      ​​​​​​Scienze dei servizi giuridici è ideale per gli indecisi che non si sentono di cominciare da subito un percorso che non conduce a un risultato tangibile prima che siano trascorsi almeno 5 anni. Dopodiché si fa sempre in tempo a prendere Giurisprudenza oppure si può optare per un'altra strada avendo già una laurea in mano, che è sempre meglio di non averla.
                      E son d'accordo, ma qui parlavamo di Giurisprudenza. Comunque dovrebbe informarsi perché non necessariamente il passaggio è così fluido se uno vuole poi prendere la magistrale a ciclo unico.

                      Annunci di cosa? Se sono annunci di avvocati che cercano associates per i loro studi, mi sembra ovvio.
                      Annunci che vedo su LinkedIn, oltre alla laurea in Giurisprudenza molto spesso chiedono l'abilitazione all'esercizio della professione forense.
                      ​​​​​​
                      Non è una questione di giustizia (?), ma di pertinenza. Se uno è iscritto all'albo degli avvocati e va a lavorare alle dipendenze di un privato, deve cancellarsi dall'albo per incompatibilità. Cancellandosi dall'albo, non può esercitare la professione (che comunque non potrebbe esercitare pur rimanendo iscritto di straforo). Ne consegue che se un datore di lavoro chiede l'abilitazione forense non è certamente perché spera di poter avere un avvocato che lavori solo per lui alle sue dipendenze, il che non sarebbe tecnicamente possibile, ma perché evidentemente per lui quell'abilitazione è indicativa di qualcosa d'altro. Questa pretesa è attualmente favorita dalla sovrabbondanza sul mercato di avvocati che di fatto non esercitano la professione ma annaspano finché non trovano qualcosa. Se il trend sarà confermato, nel giro di 5 anni questo problema sarà estinto.
                      Tu puoi avere tutta la ragione del mondo, ti sto dicendo che oltre alla laurea in Giurisprudenza richiedono quasi sempre l'abilitazione da avvocato. Io mi sono limitato a dire questo.

                      ​​​​​​In UK gli studi giuridici all'università esistono da meno di trent'anni e ancora oggi il 60% dei barristers e dei solicitors non ha alcuna formazione universitaria in àmbito giuridico (alcuni non sono proprio laureati).
                      In US per diventare avvocato serve un postgraduate degree che si chiama juris doctor e si può conseguire solo dopo un bachelor's degree in altra disciplina. Il corso per diventare juris doctor, di durata triennale (l'undergraduate program che lo precede ha invece durata quadriennale, e siamo a 7) ha lo scopo precipuo e specifico di preparare al bar exam, con il quale si diventa attorney-at-law (figura, comunemente detta anche lawyer, che accorpa le funzioni dei solicitors e dei barristers in UK), pertanto nessuno lo frequenta se non con il preciso scopo di diventare avvocato. Se gli interessa fare il magistrato, il consulente d'impresa, il mediatore d'affari, il giurista (jurist) non si iscrive a un programma JD, ma a un programma di LL.M. (master of laws o legum magister), che dura molto meno (tipicamente 12 mesi).
                      Ma non ho capito, io dico una cosa e la devi sviscerare? Mi sono limitato a dire che all'estero molto spesso l'abilitazione ad avvocato è molto più facile e meno contorta. Oltretutto, quello che tu affermi non corrisponde a verità. Nessuno è così stupido da spendere 50 mila dollari per un LLM, che praticamente serve solo per formare avvocati stranieri – ad eccezione di quelli in diritto tributario (tax law), dato che si ricercano avvocati particolarmente esperti, quindi qualche americano sparuto con il JD lo fa. Altrimenti, tolto questo caso più unico che raro, nessuno fa un LLM, men che meno se non in possesso di un JD.

                      Comunque, qui si va troppo off-topic a discapito di chi fa domande. camaleonte98, se vuoi un consiglio, fai uno di questi corsi di laurea solo se hai già un lavoro in questo momento, altrimenti è davvero una perdita di tempo e denaro, te lo dico davvero!

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                      • #12
                        Originariamente inviato da gnugno Visualizza il messaggio
                        No, perché è strapieno di avvocati e la stragrande maggioranza fanno la fame. Poi uno può fare supposizioni sulla base di quello che avverrà tra dieci anni, ma io sconsiglio sempre di fare previsioni e di pensare sempre allo stato attuale delle cose.
                        Non sono mie supposizioni ma proiezioni abbastanza diffuse nell'informazione specializzata: si stima che da qui a 5 anni Giurisprudenza sarà una delle lauree più richieste e da qui a 10 anni ci sarà penuria di avvocati. Proprio sulla base dei dati attuali.
                        Tu invece non ragioni sulla base dei dati attuali, ma come se i dati fossero statici. Il che è un gravissimo errore e tra l'altro è uno degli errori più comuni quando si sceglie il corso di studi sulla base dei fantomatici sbocchi (che poi secondo me è un grosso errore perché il primo fattore di scelta dovrebbe essere costituito da un paniere dentro al quale infilare capacità, ambizioni, passioni, interessi, inclinazioni, vocazioni e talenti).

                        Ma tu per me puoi pure aver preso tutti 30 e lode e relativo bacio accademico, non toglie quello che penso e che è la percezione comune che giustamente hanno tutti
                        Ti rendi conto che stai ragionando come un pentecatto, vero?
                        Ammesso che tu sia in grado di misurare il senso comune, il sentire comune o il luogo comune, ciò che è percepito come tale non necessariamente corrisponde a verità, anzi quasi mai, specie laddove si fa confusione tra mappa e territorio. Si chiamano preconcetti, pregiudizi e bias e sono nemici del metodo scientifico.
                        Nel parlare comune la parola "facoltà" è usata per indicare i corsi di studi: questo vuol dire che i corsi di studi siano facoltà?

                        e rispondo ad una persona che chiede informazioni, rispondendogli onestamente. Giurisprudenza è un corso di laurea difficile, ma perché richiede uno sforzo mnemonico notevolissimo,
                        Giurisprudenza richiede uno sforzo mnemonico notevolissimo per coloro che non sono portati per gli studi giuridici. E che, all'esito dello sforzo mnemonico, non avranno capìto un tubo di ciò che hanno studiato, anche se saranno in grado di ripeterlo a memoria.

                        per quel che mi riguarda di logica c'è poco o niente
                        Ti riguarda male

                        poi non metto in dubbio che ad un avvocato o chicchessia sia richiesto l'uso della logica
                        Già l'associazione, quasi equazione, tra Giurisprudenza e avvocato è logicamente errata.

                        [qiote] ma se uno deve stare lì a studiare diritto ahimè gli tocca di stare lì ad apprendere mnemonicamente. Se si deve sostenere un esame impegnativo come può essere diritto commerciale, avoja ad andare a logica, lì c'è poco da fare ma da impararsi a memoria il manuale (o il riassunto)![/quote]
                        Peccato che sia un esame logicissimo, come tutti gli esami giuridici.

                        Ho conosciuto i peggiori dementi (analfabeti funzionali, persone che non riescono nemmeno a scrivere correttamente in italiano o ad esprimersi adeguatamente) riuscire a laurearsi in Giurisprudenza.
                        Guarda che l'analfabetismo funzionale è proprio l'incapacità di usare la logica perché è un problema che si colloca a livello di astrazione. Colpisce cioè le strutture cognitive; non è una questione di strumenti acquisiti.

                        Ma non perché il corso di laurea sia facile, perché non lo è in alcun modo, ma perché si adatta bene a chi privilegia uno studio autonomo e (mi spiace se mi ripeto) mnemonico, senza necessità di seguire lezioni.
                        Non c'è niente di male nel prediligere lo studio autonomo; imparare tutto a memoria in àmbito giuridico non ha senso.

                        E son d'accordo, ma qui parlavamo di Giurisprudenza. Comunque dovrebbe informarsi perché non necessariamente il passaggio è così fluido se uno vuole poi prendere la magistrale a ciclo unico.
                        Non è un passaggio; è una immatricolazione con abbreviazione di carriera. Si sta informando per l'appunto, e noi lo stiamo informando. Siamo in decine nel forum ad avere fatto questa scelta.

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                        Non ti ho chiesto dove li vedi, ma cosa/chi cercano.
                        ​​​​​
                        Tu puoi avere tutta la ragione del mondo, ti sto dicendo che oltre alla laurea in Giurisprudenza richiedono quasi sempre l'abilitazione da avvocato. Io mi sono limitato a dire questo.
                        E io ti ho spiegato che la chiedono per ragioni esogene rispetto alla sua necessità, ragioni che verranno meno se il trend in corso da qualche anno sarà confermato nei prossimi.

                        Ma non ho capito, io dico una cosa e la devi sviscerare? Mi sono limitato a dire che all'estero molto spesso l'abilitazione ad avvocato è molto più facile e meno contorta.
                        Dipende da dove. Il mondo non si divide in Italia ed estero.

                        Oltretutto, quello che tu affermi non corrisponde a verità. Nessuno è così stupido da spendere 50 mila dollari per un LLM, che praticamente serve solo per formare avvocati stranieri – ad eccezione di quelli in diritto tributario (tax law), dato che si ricercano avvocati particolarmente esperti, quindi qualche americano sparuto con il JD lo fa.
                        Io non so tu cosa abbia capìto di ciò che ho scritto, ma il tuo commento rispetto ad esso rappresenta un non sequitur.
                        Il LL.M. e il J.D. sono entrambi accessibili con un bachelor (non in legge perché negli Usa non esistono corsi di primo ciclo in legge). Il J.D., se accreditato, consente di accedere al bar exam, il LL.M. no. Considerata dunque anche la diversa durata dei due percorsi, nessuno che non sia interessato a fare l'avvocato intraprende un J.D., anche perché se non si è ben motivati non si viene nemmeno ammessi (i costi sono un problema relativo, dato che di solito si accede con finanziamenti sull'onore o garantiti dagli atenei stessi).
                        Tutto qua.
                        Poi che stranieri, italiani compresi, con laurea magistrale, spesso abilitati alla professione di avvocato, vadano a prendere LL.M. in America è una cosa vera, benché strana (salvo che non vogliano occuparsi di controversie transnazionali), ma non c'entra nulla.

                        Altrimenti, tolto questo caso più unico che raro, nessuno fa un LLM
                        Gli iscritti ci sono e non sono affatto tutti stranieri

                        men che meno se non in possesso di un JD.
                        Infatti le ho poste come due alternative.

                        BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                        • #13
                          Non sono mie supposizioni ma proiezioni abbastanza diffuse nell'informazione specializzata: si stima che da qui a 5 anni Giurisprudenza sarà una delle lauree più richieste e da qui a 10 anni ci sarà penuria di avvocati.
                          In Italia al momento ci sono circa 235 mila avvocati, non penso proprio che tra qui a 10 anni ci sarà una penuria.

                          Tu invece non ragioni sulla base dei dati attuali, ma come se i dati fossero statici. Il che è un gravissimo errore e tra l'altro è uno degli errori più comuni quando si sceglie il corso di studi sulla base dei fantomatici sbocchi (che poi secondo me è un grosso errore perché il primo fattore di scelta dovrebbe essere costituito da un paniere dentro al quale infilare capacità, ambizioni, passioni, interessi, inclinazioni, vocazioni e talenti).
                          E son d'accordo, assolutamente, ma tocca pure unire l'utile al dilettevole, facendo qualcosa che permetta di campare e guadagnarsi da vivere. I corsi di laurea da lui menzionati allo stato attuale li sconsiglio assolutamente se vuole procurarsi da vivere, io sono realista.

                          Giurisprudenza richiede uno sforzo mnemonico notevolissimo per coloro che non sono portati per gli studi giuridici. E che, all'esito dello sforzo mnemonico, non avranno capìto un tubo di ciò che hanno studiato, anche se saranno in grado di ripeterlo a memoria.
                          E va bene, ma il punto è che al fine dell'esame uno deve impararsi il manuale (o meglio ancora il riassunto, considerando quanto è prolisso il manuale medio di diritto) a memoria. Il che non sto dicendo che è sbagliato in alcun modo, nel senso che non è un modo di apprendere da considerare "inferiore" rispetto ad altri, ma questo è! Poi magari io posso usare una logica per aiutarmi a ricordare, quello senza ombra di dubbio, ma se devo dare un esame di diritto tocca che alla base imparo prima tutto a memoria, purtroppo non c'è altro da fare! Non è come studiare per un esame, dico per dire, di analisi matematica in cui più o meno posso pure andare per logica, e dunque aiutano anche le esercitazioni da fare. Giurisprudenza è tosta proprio perché richiede uno sforzo mnemonico notevolissimo, per cui non tutti sono portati e men che meno è un'offesa! Lui ha detto "temo che la memoria non mi regga e sostenga", e io gli ho onestamente confermato che Giurisprudenza è il corso di laurea mnemonico per antonomasia, quindi se non vuole cadere in scelte sbagliate (considerando che lui stesso qualcosa di diritto ha visto, poi che magari l'abbia fatto all'acqua di rose è un altro discorso) gli conviene virare verso altro se non vuole perdere tempo rischiando pure di fare rinuncia agli studi.

                          Già l'associazione, quasi equazione, tra Giurisprudenza e avvocato è logicamente errata.
                          Il mio era un esempio per risponderti.

                          ​​​​​​Dipende da dove. Il mondo non si divide in Italia ed estero.
                          Infatti ho detto "molto spesso".

                          ​​​​​​
                          Il LL.M. e il J.D. sono entrambi accessibili con un bachelor (non in legge perché negli Usa non esistono corsi di primo ciclo in legge).
                          Questo non è proprio vero. Esistono i corsi in pre-law, anche se non conviene farli perché non è detto che poi uno voglia fare un JD.

                          i costi sono un problema relativo, dato che di solito si accede con finanziamenti sull'onore o garantiti dagli atenei stessi
                          "I costi sono un problema relativo" ma manco per niente, considerando che è pieno di americani indebitatissimi dopo l'università! Non parliamone nemmeno se si tratta di law school o medical school.

                          Poi che stranieri, italiani compresi, con laurea magistrale, spesso abilitati alla professione di avvocato, vadano a prendere LL.M. in America è una cosa vera, benché strana (salvo che non vogliano occuparsi di controversie transnazionali), ma non c'entra nulla.
                          Perché dopo si può sostenere l'esame da avvocato per gli stati di New York o della California, che sono gli unici stati che ammettono gli stranieri con LLM (dunque senza JD, ma devono avere un corrispettivo straniero del JD) ad abilitarsi. Ma è una cosa che difficilmente conviene, visto che negli Stati Uniti la professione legale è in crisi nera come in Italia, figuriamoci se si tratta di avvocati con formazione straniera per cui oltretutto quasi nessuno sponsorizzerebbe la permanenza.

                          Gli iscritti ci sono e non sono affatto tutti stranieri
                          Gli iscritti agli LLM americani sono praticamente tutti stranieri, visto anche il costo spropositato della law school. L'unica eccezione sono quelli in tax law, dato che c'è richiesta di avvocati esperti in quel settore, ma pure lì non è detto che la spesa valga l'impresa.

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                          • #14
                            Originariamente inviato da gnugno Visualizza il messaggio
                            In Italia al momento ci sono circa 235 mila avvocati, non penso proprio che tra qui a 10 anni ci sarà una penuria.
                            Per l'ennesima volta: avvocati e laureati in Giurisprudenza sono due cose diverse.
                            Tanto premesso, negli ultimi anni abbiamo ogni anno circa 6000 nuove iscrizioni e oltre 8000 cancellazioni, con il trend delle nuove iscrizioni in costante discesa e quello delle cancellazioni in costante salita. Il rapporto avvocatura Censis 2025, realizzato in collaborazione con la Cassa forense, indica che già tra 10 anni ci potrebbe essere una carenza territoriale di avvocati e inoltre segnala un drammatico aumento dell'età media della categoria, con un repentino quanto pericoloso avvicinamento all'età della pensione.
                            Quindi sì, tra 10 anni ci sarà spazio per nuovi avvocati. E certamente ci sarà spazio anche per laureati in Giurisprudenza o comunque in discipline giuridiche.

                            E son d'accordo, assolutamente, ma tocca pure unire l'utile al dilettevole, facendo qualcosa che permetta di campare e guadagnarsi da vivere. I corsi di laurea da lui menzionati allo stato attuale li sconsiglio assolutamente se vuole procurarsi da vivere, io sono realista.
                            Non puoi dare a una persona in età matura gli stessi consigli che daresti a un neodiplomato. Io a un neodiplomato interessato a Giurisprudenza o Scienze politiche di solito consiglio Economia, a uno interessato a Economia mi azzardo a consigliare anche Statistica. Ma per uno che ha una certa età, già lavora o comunque ha esperienza lavorativa, dice di essere interessato principalmente al diritto, ha un diploma in ragioneria, il discorso cambia.

                            E va bene, ma il punto è che al fine dell'esame uno deve impararsi il manuale (o meglio ancora il riassunto, considerando quanto è prolisso il manuale medio di diritto) a memoria.
                            Mai fatto e ho quasi tutti 30 e molte lodi.
                            Dall'altra parte della cattedra, non lo apprezzo. Secondo me tu sei hai incontrato nel tuo percorso qualche vecchia cariatide.

                            Il che non sto dicendo che è sbagliato in alcun modo, nel senso che non è un modo di apprendere da considerare "inferiore" rispetto ad altri
                            Lo è.

                            se devo dare un esame di diritto tocca che alla base imparo prima tutto a memoria, purtroppo non c'è altro da fare!
                            Falso e fuorviante.

                            Giurisprudenza è tosta proprio perché richiede uno sforzo mnemonico notevolissimo
                            Richiede uno sforzo intellettuale. Non necessariamente mnemonico. Come già ti ho detto, con lo sforzo mnemonico puoi superare gli esami (forse, e con le cariatidi). Poi ti laurei comprandoti la tesi su WhatsApp. Dopodiché non sarai in grado di applicare nulla di ciò che hai studiato.

                            ​​​
                            Questo non è proprio vero. Esistono i corsi in pre-law, anche se non conviene farli perché non è detto che poi uno voglia fare un JD.
                            A differenza che in UK (ove comunque era uguale sino a poco tempo fa), non esiste tradizionalmente il grado bachelor of law. Non è che non esistano in assoluto insegnamenti giuridici nel primo ciclo, ma a livello di primo ciclo (bachelor's degree) e di ciclo breve (association degree) non esistono interi programmi in àmbito giuridico. Esiste qualche association degree in àmbito "paralegale", non utilizzabile generalmente come transfer degree ma solo come terminal degree.
                            Per diventare attorney bisogna conseguire un bachelor's degree qualsiasi (nella maggior parte dei casi gli avvocati sono laureati in Storia, discipline economiche, Filosofia, Scienze politiche, ma non rarissimamente anche in hard sciences) e poi il degree di juris doctor, che consente di accedere al bar exam.
                            Alcuni community colleges offrono programmi propedeutici chiamati pre-law, che sono un po' come i precorsi di matematica che fa la Parthenope o i corsi della Cattolica per fare recuperare le lacune in lingua italiana agli studenti di materie scientifiche.

                            "I costi sono un problema relativo" ma manco per niente, considerando che è pieno di americani indebitatissimi dopo l'università!
                            Appunto.

                            Perché dopo si può sostenere l'esame da avvocato per gli stati di New York o della California, che sono gli unici stati che ammettono gli stranieri con LLM (dunque senza JD, ma devono avere un corrispettivo straniero del JD) ad abilitarsi.
                            Ma questo che c'entra, di grazia?

                            Ma è una cosa che difficilmente conviene
                            Appunto.

                            Gli iscritti agli LLM americani sono praticamente tutti stranieri, visto anche il costo spropositato della law school.
                            Gli stranieri sono dal 75 a poco meno dell'86%, ma io non credo che il motivo sia il costo. Io credo che il motivo sia che nella maggior parte degli Stati esistono corsi di primo ciclo in legge e che tali corsi o sono sufficienti a diventare avvocato oppure costituiscono la fetta preponderante degli studi per diventare avvocato (ad esempio in Spagna per diventare avvocato servono il grado en Derecho, il máster en abogacía, ma quest'ultimo non è un ciclo di studi in diritto, bensì un corso specificamente concepito per l'addestramento professionale, comprensivo di pratica esterna; dopodiché c'è un esame di Stato con 75 domande a risposta multipla che si supera con almeno il 50% di risposte esatte), pertanto gli stranieri che intendono avvicinarsi al sistema legale Usa non avrebbero alcuna ragione di conseguire il JD. Io però intendevo segnalare un'altra cosa: molti italiani che se lo possono permettere corrono in America a prendere un LL.M. per ragioni di prestigio, senza avere in realtà nessuna intenzione di lavorare negli Usa o con gli Usa. Infatti li ritrovi a fare gli schiavi nei più prestigiosi studi romani.
                            BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                            • #15
                              Per l'ennesima volta: avvocati e laureati in Giurisprudenza sono due cose diverse.
                              Tanto premesso, negli ultimi anni abbiamo ogni anno circa 6000 nuove iscrizioni e oltre 8000 cancellazioni, con il trend delle nuove iscrizioni in costante discesa e quello delle cancellazioni in costante salita. Il rapporto avvocatura Censis 2025, realizzato in collaborazione con la Cassa forense, indica che già tra 10 anni ci potrebbe essere una carenza territoriale di avvocati e inoltre segnala un drammatico aumento dell'età media della categoria, con un repentino quanto pericoloso avvicinamento all'età della pensione.
                              Quindi sì, tra 10 anni ci sarà spazio per nuovi avvocati. E certamente ci sarà spazio anche per laureati in Giurisprudenza o comunque in discipline giuridiche.
                              Ma tu puoi fare tutte le previsioni che vuoi, anche dovesse diminuire il numero di avvocati tra dieci anni, parliamo pur sempre della classica professione che conviene fare solo se si è "figli d'arte", ossia se si ha la mamma o il papà che ti passano uno studio legale affermato (e sottolineo "affermato"), altrimenti stai o a fare la fame o a fare lo schiavo in qualche studio. C'è la fila di avvocati che fanno domanda per il gratuito patrocinio.

                              Non puoi dare a una persona in età matura gli stessi consigli che daresti a un neodiplomato. Io a un neodiplomato interessato a Giurisprudenza o Scienze politiche di solito consiglio Economia, a uno interessato a Economia mi azzardo a consigliare anche Statistica. Ma per uno che ha una certa età, già lavora o comunque ha esperienza lavorativa, dice di essere interessato principalmente al diritto, ha un diploma in ragioneria, il discorso cambia.
                              Infatti io stesso gli ho consigliato di fare Giurisprudenza, Scienze politiche o Storia "tanto per", quasi come fosse un passatempo, se ha un lavoro. Ma senza ambizione alcuna.

                              ​​​​​​Mai fatto e ho quasi tutti 30 e molte lodi.
                              Dall'altra parte della cattedra, non lo apprezzo. Secondo me tu sei hai incontrato nel tuo percorso qualche vecchia cariatide.
                              Evidentemente saremo stati in tantissimi ad aver incontrato qualche vecchia cariatide (come dici tu), oltre al fatto che, cariatide o meno, per come viene concepito l'apprendimento del diritto ai fini di un esame (anche per come sono impostati gli esami in Italia in generale, figuriamoci per il diritto) il modo d'apprendimento è mnemonico, inutile girarci attorno. Poi se lo dici ad un giurista fa sempre l'offeso e ti dice che non è vero perché c'è una grande logica dietro.

                              Richiede uno sforzo intellettuale. Non necessariamente mnemonico. Come già ti ho detto, con lo sforzo mnemonico puoi superare gli esami (forse, e con le cariatidi). Poi ti laurei comprandoti la tesi su WhatsApp. Dopodiché non sarai in grado di applicare nulla di ciò che hai studiato.
                              "Non necessariamente mnemonico", non credo proprio, direi anzi soprattutto, necessariamente mnemonico (altrimenti l'esame non lo passi manco per sogno). È molto difficile proprio per questo. Sforzo intellettuale per un esame di diritto, oddio, insomma. Posso capire se mi dici per sostenere un esame di analisi matematica o per tradurre una versione di latino, ma se devo superare un esame di diritto tocca stare lì ad impararselo a memoria, purtroppo.

                              Appunto.
                              Dunque a maggior ragione i costi non sono per niente un problema relativo.

                              Ma questo che c'entra, di grazia?
                              Rispondevo alla tua domanda, dato che dicevi "Il J.D., se accreditato, consente di accedere al bar exam, il LL.M. no" e "Poi che stranieri, italiani compresi, con laurea magistrale, spesso abilitati alla professione di avvocato, vadano a prendere LL.M. in America è una cosa vera, benché strana".

                              La prima cosa non è vera, in quanto con un LLM (fermo restando che si deve avere un equivalente straniero del JD) è possibile sostenere l'esame di avvocato negli stati di New York o della California ed abilitarsi come avvocato nei suddetti stati (non altri). Per ovvie ragioni, la stragrande maggioranza degli stranieri si abilita nel primo, sempre se passano l'esame – che non sarà folle come in Italia, ma non è facile, specialmente quello della California che so essere quello con il pass rate più basso; oltretutto lì non studiano il diritto solo a memoria come avviene in Italia, quindi l'approccio è totalmente diverso. E dicevo, se lo fanno, è proprio perché hanno interesse ad abilitarsi negli Stati Uniti, dunque per praticare la legge nei suddetti stati, che può fare molto comodo per questi studi legali internazionali. Non lo fanno solo per l'LLM fine a se stesso (come può essere, che so, un LLM al College of Europe che serve per avere conoscenze avanzate di diritto dell'UE, ma non ti permette di abilitarti a nessun ordinamento ovviamente). Poi che possa essere una perdita di tempo e soprattutto di denaro è un altro discorso, ma comunque son d'accordo, anche perché negli Stati Uniti la professione legale, come dicevo, è in crisi nera come in Italia.

                              Gli stranieri sono dal 75 a poco meno dell'86%, ma io non credo che il motivo sia il costo.
                              Invece sì, anche perché dopo la laurea e il JD o sei pieno di debiti o sei rimasto col conto in banca pari a zero, quindi uno necessita di andare a lavorare subito.

                              Infatti li ritrovi a fare gli schiavi nei più prestigiosi studi romani.
                              Questo è vero.

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