ho letto numerose pagine del forum riguardanti il mio problema quindi premetto che sono già a conoscenza delle risposte date in precedenza. Ciononostante voglio comunque raccontare la mia esperienza in quanto mi sembra sia un caso che sta avendo un esito quasi unico, in quanto l'università si è spinta veramente fin dove era stato solo teorizzato da alcuni mi sembra.
La mia situazione è questa: ho pagato soltanto la famosa prima rata e poi ho smesso di pagare per un motivo ben preciso. Al tempo non sapevo ancora se avrei continuato l'università, e sul regolamento al tempo avevo letto che bastava smettere di pagare per avere la sospensione di carriera (chiamata congelamento in altri atenei). In ogni caso passano tre anni, e alla fine rinuncio all'università, entrando nella fase che nel nostro regolamento viene descritta come "rinuncia di fatto", che viene così descritta:
L'interruzione di fatto della carriera si verifica quando gli studenti non rinnovano l'iscrizione per uno o più anni accademici, non effettuando i pagamenti dovuti per tasse e contributi, interrompendo di fatto gli studi universitari senza una formale rinuncia.
Negli anni di interruzione non è possibile effettuare alcun atto di carriera.
Questo paragrafo è la ragione per cui sono stato tranquillo per tutti questi anni. Ora, appunto, dopo 3 anni mi arriva questa raccomandata a casa:
A seguito di attività di controllo formale sullo stato del pagamento delle tasse universitarie nel portale studenti per l'anno accademico 2021/22, si comunica alla S.V. che il debito complessivo scaduto a Suo carico è pari a euro 1.138,50. Si invita la S.V. a regolarizzare la posizione debitoria con il versamento del contributo dovuto entro e non oltre 30 giorni dalla comunicazione della presente. Decorso inutilmente il termine fissato sopra, l'Area competente provvederà al recupero del credito secondo la procedura prevista dalla normativa vigente.
Aggiungo che questa università spiega nel regolamento che per fare la rinuncia agli studi, bisogna pagare le rate rimanenti. Io però, non curante di ciò, ho scelto interpretare la mia situazione come una "interruzione di fatto" , molto convenientemente.
So già dalle risposte date agli altri utenti, che c'è poco da fare e mi tocca pagare con tanto di mora e ho letto svariate volte la situazione legislativa che c'è alla base. Ma ho letto anche di un caso in cui è stato suggerito di provare comunque a mandare una raccomandata in cui si richiede la rinuncia agli studi per iscritto e in caso di rifiuto di procedere così :
- in caso di diniego scritto, impugnare l'atto di diniego internamente con una istanza di riforma in autotutela;
- in caso di inerzia, presentare un sollecito diffidandoli ai sensi dell'art. 328 cod. pen. (omissione/abuso dei doveri d'ufficio).
Premesso che non mi è chiaro esattamente il significato di queste due opzioni, ma potrebbero in ogni caso fare a caso mio? Ho speranze di non dover pagare?
Su un altro forum mi è stato addirittura detto che il rischio è bello grosso, parlando addirittura di pignoramento o di essere segnalato a vita alle agenzie di controllo del credito. Spero siano solo esagerazioni queste.
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