La scelta è un po' difficile perché ho svariati interessi in ambiti molto diversi: dal diritto e l'economia, politica principalmente, letteratura, storia, filosofia, cinema, musica, televisione e giornalismo.
Il dubbio è tra Giurisprudenza indirizzo economico e lettere/storia.
Io mi son diplomato col massimo dei voti al Commerciale, dunque di diritto ed economia ne ho masticato abbastanza.
Sempre studiati con grande passione e facilità, però un conto credo sia lo studio superiore e altro quello quotidiano universitario.
La laurea in Legge è notoriamente dura per lunghezza, "rigidità" e densità del percorso, dicono inevitabilmente tanto nozionistica (perché ho sentito fanno studiare nei minimi dettagli cose che nella larga maggioranza dei casi non ti serviranno concretamente per il lavoro).
Non ho timore di dover studiare e impegnarmi molto naturalmente, ma temo che 1. la memoria non mi regga e sostenga e 2. che lo studio meccanico diventi molto frustrante e faticoso.
Io riprendo lo studio dopo vari anni, a causa di problemi di salute devastanti, e dunque non sono più allenato da un po'.
Come vi ho detto, ho sempre amato l'ordine, la precisione e l'equilibrio del pensiero giuridico, le questioni precedurali,.ed è sempre stato un gran piacere pr me studiarlo a scuola. Lo facevo col pilota automatico.
La questione è che io non ho mai sognato di fare l'avvocato; ho un radicato senso di giustizia e riesco ad esprimerlo bene, ma al momento questo percorso di studi lo vedo più come un modo per acquisire per bene la struttura giuridica e il funzionamento dell'economia per dare sostanza alla mia vocazione politica e sete di conoscenza di aspetti così specifichi e fondamentali per la società e il mondo. E, inoltre, penso sia un percorso che può dare molti sbocchi lavorativivi, nonostante la saturazione (si dice) anche di giuristi, ma credo che sia una questione di tutte le facoltà tranne quelle scientifiche.
Ho una forte passione per il diritto costituzionale e il funzionamento dei sistemi politici, ma non ho intenzione di fare scienze politiche. Con tutto il rispetto, temo sia un percorso al termine del quale obiettivamente non sei né carne e né pesce e quasi sei costretto a viverci di politica poi (cosa da evitare secondo me proprio per poterla fare bene la politica eventualmente), ma potrei pensarla male io.
Poi non so se l'interesse per l'avvocatura verrebbe facilmente come conseguenza, entrando a contatto con la materia.
L'altra strada è quella umanistica, che sarebbe quasi sicuramente più piacevole in toto a livello accademico, ma più problematica poi, per una questione di opportunità, non tanto di denaro. Non sogno neanche di diventare ricco.
Non mi appassionano queste gare tra facoltà che alcuni fanno - le difficoltà e gli esami difficili vi sono ovunque e ognuna sviluppa e porta a mostrare delle abilità specifiche, però oggettivamente Legge richiede maggior rigore e memoria, anche credo per la tradizione italiana ed europea del noziosmo estremo.
Studi unanistici sarebbero passione pura, di questo ho la sicurezza, legge/economia passione più "strumentale" e pratica (da quello che so al momento).
Dunque, accolgo le vostre esperienze e considerazioni, che magari potrebbero aiutarmi, e chiedo: è possibile vivere studiando legge e non volendo essere sempre prefetto e accettando di non finire per forza perfettamente in corso?
Grazie a tutti per la lettura
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