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Cambio direzione dopo filosofia: laurea in economia telematica sì o no?

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  • Cambio direzione dopo filosofia: laurea in economia telematica sì o no?

    Salve a tutti,
    tempo fa avevo chiesto consiglio e mi era stato di grande aiuto, per questo torno a chiedere un paio di cose a chi sicuramente ha più esperienza di me.

    Ho 22 anni e una laurea in Filosofia e Storia. Attualmente sono iscritta alla LM in Filosofia e Psicoanalisi all'Unical.
    Vorrei iniziare un percorso parallelo iscrivendomi all'Unitelma Sapienza, scegliendo la magistrale in Economia (LM-77).
    Per accedere, però, ho l'obbligo di conseguire 5 corsi singoli sulle materie base dell’economia.
    Purtroppo, l’Unitelma ha aumentato i prezzi: ora la tariffa per i corsi singoli è di 275 euro (prima era 200), e anche la retta annuale per gli under 26 è aumentata (da 850 euro a 1100, e poi 1300).

    Insomma, facendo dei calcoli, finirei per spendere più di 4000 euro per questa laurea magistrale in economia, e devo dire che ho molti dubbi.
    Non sono del tutto sicura che valga la pena spendere così tanto per una laurea di cui non conosco bene la reale spendibilità nel mondo del lavoro.
    Vorrei maggiori opportunità lavorative, ma scegliendo un’università telematica forse non sto facendo la scelta più giusta.

    Molte persone me l’hanno sconsigliata, ma al momento non vedo alternative valide. Escludo l’idea di iniziare da zero un nuovo percorso di laurea triennale + magistrale, perché non ho più molta voglia di rimettermi a studiare altri 5 o più anni.Vorrei qualcosa di veloce.
    L’unica alternativa possibile, forse, potrebbe essere un master post-laurea?
    È davvero così inutile prendere una laurea presso un’università telematica?

    Accetto qualunque consiglio, ve ne sarei molto grata.
    Vi ringrazio in anticipo

  • #2
    Ciao,
    Solo il fatto che tu ti stia chiedendo se una laurea in un ateneo telematico abbia la stessa spendibilita' di una conseguita in un ateneo tradizionale contiene già la risposta alla tua domanda. I tuoi dubbi sono gli stessi di potenziali datori di lavori.
    Inoltre vuoi "qualcosa di veloce" quindi tu stessa stai considerando un percorso telematico come facilitato rispetto ad un percorso tradizionale.
    Sono esattamente le stesse considerazioni
    ​​ di chi poi dovra' selezionarti e, magari, ti escludera' anche solo per questo aspetto.
    Perché complicarsi la vita?
    La laurea "telematica" puo' essere utile per chi ha già esperienza lavorativa e aggiunge un ulteriore tassello al CV.
    Bene la virata su economia ma scegli un ateneo tradizionale. Richiede più impegno ma il ritorno e' maggiore.
    Valuta anche un master post laurea. Ma sempre in presenza, che abbia un servizio placement e che garantisca di crearsi un network.
    Le mie considerazioni valgono per il settore privato.
    Per i concorsi pubblici, invece, l'ateneo di provenienza e' irrilevante.

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    • #3
      È davvero così inutile prendere una laurea presso un’università telematica?
      No, non è inutile.
      non ho più molta voglia di rimettermi a studiare altri 5 o più anni.Vorrei qualcosa di veloce.
      Unitelma Sapienza è tutto tranne che un ateneo dove si conseguono titoli velocemente.

      Molte persone me l’hanno sconsigliata
      Motivi?

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      • #4
        Tenderei a dissentire su molte delle cose che sono state scritte, e quindi alcune considerazioni diventano necessarie.

        Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
        Ho 22 anni e una laurea in Filosofia e Storia. Attualmente sono iscritta alla LM in Filosofia e Psicoanalisi all'Unical.
        Vorrei iniziare un percorso parallelo iscrivendomi all'Unitelma Sapienza, scegliendo la magistrale in Economia (LM-77).
        Per accedere, però, ho l'obbligo di conseguire 5 corsi singoli sulle materie base dell’economia.
        Purtroppo, l’Unitelma ha aumentato i prezzi: ora la tariffa per i corsi singoli è di 275 euro (prima era 200), e anche la retta annuale per gli under 26 è aumentata (da 850 euro a 1100, e poi 1300).

        Insomma, facendo dei calcoli, finirei per spendere più di 4000 euro per questa laurea magistrale in economia, e devo dire che ho molti dubbi.


        4000 euro, tutto compreso, per una laurea magistrale LM-77 in una telematica non mi sembra una gran cifra, anzi direi che è un affare. In qualsiasi università tradizionale spenderesti molto di più, soprattutto se sei fuori sede, tra trasporti, alloggio e pasti, e questo vale anche se tu dovessi trovarti nella no-tax zone dove non pagheresti le tasse universitarie. Evito anche di monetizzare le perdite di tempo, che in una telematica sarebbero pressoché nulle, mentre in un ateneo tradizionale quantificherei ottimisticamente in almeno 500 ore annue buttate per trasferimenti e attività inutili, soprattutto se pensi di frequentare le lezioni.

        Fossi in te mi preoccuperei più che altro della reale congruità tra il tuo attuale percorso di studi (L + LM) e quello LM-77 che hai individuato. Guardando i piani di studio dei tuoi corsi Unical vedo che ci sarebbero ben pochi insegnamenti convalidabili in termini di SSD, ad eccezione forse di inglese e di esami a scelta, se previsti, e i 5 corsi singoli che ti vengono richiesti per arrivare ai 50 CFU previsti tra i requisiti di accesso per chi non ha una delle lauree indicate da Unitelma Sapienza, alcuni dei quali prevedono 15 CFU per almeno tre diversi ambiti, mi sembrano veramente tanti. Alla fine la tua laurea magistrale, se ci aggiungi gli obblighi formativi aggiuntivi, da biennale diventerebbe triennale.

        Peraltro i requisiti di accesso alla LM-77 Unitelma Sapienza sono più stringenti di molte LM-77 di atenei tradizionali e io stesso, pur avendo già conseguito una LM-77, non sarei in possesso dei 15 CFU richiesti per accedervi, sia per l’ambito economico che per quello statistico, pur avendone il quadruplo dei necessari per gli altri ambiti.

        Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
        Non sono del tutto sicura che valga la pena spendere così tanto per una laurea di cui non conosco bene la reale spendibilità nel mondo del lavoro.
        Vorrei maggiori opportunità lavorative, ma scegliendo un’università telematica forse non sto facendo la scelta più giusta.


        Vale quanto detto sopra: 4000 euro non sono assolutamente tanti, e la LM-77 è una delle lauree meglio spendibili nel mondo del lavoro, soprattutto se tramite una scelta oculata del corso più adatto a te riesci a declinarla verso i tuoi reali interessi (aziendale, economico, giuridico, marketing, comunicazione, ecc.)
        Più che alla preoccupazione della scelta di una telematica io mi preoccuperei di come rendere “appetibile” nel mondo del lavoro un percorso formativo composto da L-5/L-42 + LM-78 + LM-77.

        Tieni poi conto che l’eventuale ulteriore laurea magistrale conseguita presso una telematica sarebbe il tuo terzo titolo di studio; quindi, a maggior ragione le tue preoccupazioni sono infondate.

        Infine per dissipare ogni possibile ulteriore dubbio, se la tua intenzione è quella di conseguire la LM-77 Unitelma Sapienza, ti faccio presente che sulla pergamena c’è scritto “Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza” e posso scommettere che il 99% delle persone non la distingue da quella della “Sapienza Università di Roma”, ateneo di cui Unitelma rappresenta, in un certo senso, lo spin-off telematico.

        Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
        Molte persone me l’hanno sconsigliata, ma al momento non vedo alternative valide.


        Sulla base di quali motivazioni le l’hanno sconsigliata? Nel 90% dei casi sono opinioni totalmente confutabili.

        Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
        Escludo l’idea di iniziare da zero un nuovo percorso di laurea triennale + magistrale, perché non ho più molta voglia di rimettermi a studiare altri 5 o più anni. Vorrei qualcosa di veloce.


        Qui dimostri di avere le idee poco chiare, vuoi associare “qualità”, possibilmente con la distorta idea di evitare le telematiche, con “velocità”. Le due cose le vedo poco conciliabili, a meno che tu non voglia rivolgerti allo stesso fornitore del trota quando a suo tempo “acquistò” la sua laurea.

        Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
        L’unica alternativa possibile, forse, potrebbe essere un master post-laurea? .


        E che master vorresti fare? Beni culturali? Storia contemporanea? Filosofia e storia della scienza e della tecnologia? Consulenza filosofica? Benessere del cane e del gatto?

        Sicuramente nelle tue condizioni, e con la tua formazione precedente, un master di ambito economico lo vedo abbastanza inutile, a meno che tu non voglia prevedere un percorso Master + LM-77, che viene proposto da diverse telematiche e che in due anni ti garantisce due titoli di studio. Questa soluzione la trovo la più saggia da tenere in considerazione, ma ovviamente qui i costi sarebbero superiori ai 4000 euro che tu già consideri cifra elevata.

        Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
        È davvero così inutile prendere una laurea presso un’università telematica?


        Questa è la più grossa fesseria che si può sentire. Non sto a perdere tempo ad argomentare, ma se hai voglia di cercare su questo forum trovi numerose discussioni al riguardo.

        Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
        Ciao,
        Solo il fatto che tu ti stia chiedendo se una laurea in un ateneo telematico abbia la stessa spendibilita' di una conseguita in un ateneo tradizionale contiene già la risposta alla tua domanda. I tuoi dubbi sono gli stessi di potenziali datori di lavori.


        Diciamo che i datori di lavoro, o presunti tali, che potrebbero avere questi dubbi sono al 90% imprenditori di piccole e micro imprese, tipico esempio quelli del nord-est d’Italia, gente poco sopra la soglia dell’analfabetismo ma con una gran voglia di lavorare (associata ad altrettanta scarsa voglia di pagare le tasse). Io prima di andare a lavorare per gente come questa farei di tutto per trovarmi un lavoro serio e prenderei in considerazione questo genere di imprenditori, stile padre-padrone, solo se mi trovassi sulla soglia della disperazione. Teniamo conto che costoro assumono estranei solo dopo aver esaurito il “serbatoio” dei familiari, vicini e lontani, e le prospettive di carriera sono molto basse.

        Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
        Inoltre vuoi "qualcosa di veloce" quindi tu stessa stai considerando un percorso telematico come facilitato rispetto ad un percorso tradizionale.
        Sono esattamente le stesse considerazioni di chi poi dovra' selezionarti e, magari, ti escludera' anche solo per questo aspetto.
        Perché complicarsi la vita?


        Non faccio copia-incolla, ma le risposte sono poco sopra

        Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
        La laurea "telematica" puo' essere utile per chi ha già esperienza lavorativa e aggiunge un ulteriore tassello al CV.


        Altra sciocchezza madornale. Io ho conseguito due lauree presso una piccola telematica che ora ha almeno il 50% dei suoi iscritti appena usciti dalle superiori e alla prima esperienza universitaria, che pure frequentano parte delle lezioni in presenza. Appena laureati costoro trovano lavoro con la stessa velocità di un laureato (se non anche prima) di un ateneo tradizionale, e senza alcuna discriminazione rispetto al “blasone” del titolo.

        Il problema è forse, come già detto millemila volte, che in Italia ci sono 11 atenei telematici, circa 3-4 dei quali si spartiscono ben oltre il 60% degli studenti, e purtroppo questi atenei hanno la peggiore nomea. Ci scordiamo che però ci sono altri 7-8 atenei che, chi più chi meno, offre didattica di alta qualità, paragonabile se non addirittura superiore a quella degli atenei tradizionali.

        Se poi vogliamo fare i pignoli provate a fare una breve ricerca in rete sui numerosissimi scandali che coinvolgono gli atenei tradizionali. Troverete informazioni sconvolgenti. Per non parlare delle università “tradizionali” dove diversi ministri e politici hanno conseguito la loro laurea con metodi e percorsi discutibili.

        Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
        Bene la virata su economia ma scegli un ateneo tradizionale. Richiede più impegno ma il ritorno e' maggiore.


        Qualcuno mi spiega la differenza che ci potrebbe essere (ma che in realtà non c’è) tra il laurearsi da non frequentante in un ateneo c.d. “tradizionale”, arrabattandosi a mendicare appunti da chi segue le lezioni e cercando di prepararsi in modo raffazzonato agli esami, o seguire le lezioni di una “buona” telematica, comodamente seduti sul divano con le lezioni che si possono vedere tutte le volte che si vogliono e, spesso e volentieri, con le dispense preparate dai professori? I quali professori sono pure più facilmente raggiungibili e disponibili di quelli di un grande ateneo tradizionale.

        E, già che ci siamo, qualcuno mi dice, a parità di corso di laurea, in cosa differisce la didattica online erogata da un ateneo tradizionale, dalla stessa identica didattica online erogata da un ateneo telematico? Io me lo sono chiesto più volte e dopo tre lauree e tre master, conseguiti sia in università tradizionali che telematiche, non sono ancora riuscito a trovare una risposta.

        Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
        Valuta anche un master post laurea. Ma sempre in presenza, che abbia un servizio placement e che garantisca di crearsi un network.
        Le mie considerazioni valgono per il settore privato.
        Per i concorsi pubblici, invece, l'ateneo di provenienza e' irrilevante.


        Con le lauree di partenza della nostra amica l’eventuale master “figo” e “sempre in presenza” a cui fai riferimento è poco più di una chimera, e sicuramente sarà difficile che costi meno di 4000 euro.

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        • #5
          Ciao AC1000

          Concordo con te e apprezzo i tuoi interventi, non metto in dubbio la qualità della didattica di una telematica ma non puoi negare che ci siano (ancora) pregiudizi dei quali va tenuto conto. E ti assicuro, dato che lavoro e ho lavorato in contesti multinazionali, che questi pregiudizi non sono solo confinati in piccole realtà condotte da analfabeti come scrivi tu ma sono molto più diffusi.
          ​​​​​
          Basta fare una breve ricerca su LinkedIn e ci si rende facilmente conto da quali atenei provengano le persone junior assunte.

          Anche io ho conseguito una seconda laurea in un ateneo telematico e più di qualcuno mi ha chiesto se si studiasse veramente..

          Per un ragazzo non lavoratore l'ateneo tradizionale continua a rimanere preferibile
          Ultima modifica di dottore; 08-04-2025, 01:16. Motivo: rimosso errore grammaticale

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          • #6
            Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
            Ciao AC1000

            Concordo con te e apprezzo i tuoi interventi, non metto in dubbio la qualità della didattica di una telematica ma non puoi negare che ci siano (ancora) pregiudizi dei quali ne va tenuto conto. E ti assicuro, dato che lavoro e ho lavorato in contesti multinazionali, che questi pregiudizi non sono solo confinati in piccole realtà condotte da analfabeti come scrivi tu ma sono molto più diffusi.
            ​​​​​
            Basta fare una breve ricerca su LinkedIn e ci si rende facilmente conto da quali atenei provengano le persone junior assunte.

            Anche io ho conseguito una seconda laurea in un ateneo telematico e più di qualcuno mi ha chiesto se si studiasse veramente..

            Per un ragazzo non lavoratore l'ateneo tradizionale continua a rimanere preferibile
            Le università telematiche sono nate poco meno di 20 anni fa, quindi sono una realtà molto giovane, e hanno cominciato a sfornare nel mercato del lavoro una adeguata quantità di laureati circa una decina d'anni fa, vivendo poi il loro boom durante la pandemia (con gli atenei tradizionali costretti a copiare la didattica delle telematiche).

            Per inciso quello che ha rovinato questi atenei è la dicitura "telematica" che in altre nazioni non esiste, e che forse ha portato a creare pregiudizi. Ovvio poi che quando vai sui social e vedi studenti pegaso e mercatorum lamentarsi che gli esami sono diventati difficili perchè le domande degli esami non vengono più prese dai panieri che girano in rete e ai quali gli studenti attingevano a piene mani, ma sono totalmente "inedite" io qualche domanda me la farei. E infatti ho specificato che la nomea di certe telematiche, spesso gestite da coloriti personaggi, dove studia gente che si impegna a fondo ma dove al contempo si trovano anche tutti i generi di fancazzisti, rovina anche quella di realtà più serie, ma che per il loro basso numero di studenti (garanzia di qualità anche se la gente non se ne accorge) non se le fila nessuno.

            Se poi vogliamo parlare di pregiudizi verso le telematiche, questi pregiudizi sono esattamente gli stessi che fino a una trentina di anni fa colpivano gli atenei del sud, anche quelli che ora sono al vertice delle classifiche di qualità della didattica.

            Preferisco non entrare sull'argomento della laurea che un ministro parrebbe aver conseguito con criteri "allegri" in un noto ateneo "tradizionale", argomento di cui si sta parlando tanto in questi giorni...

            Anche a me è capitato di lavorare in contesti multinazionali, addirittura per istituzioni a Bruxelles, ma non ho mai trovato pregiudizi verso le telematiche. Anzi, se vuoi ridere ti faccio un esempio al contrario: per realizzare una parte di un progetto di marketing mi era stato affiancato un neolaureato Bocconi al quale sono stato costretto a chiedere, vista la palese incompetenza, se per conseguire la laurea aveva studiato oppure gliela aveva comprata il babbo a caro prezzo. Preciso nuovamente che io la LM-77 la ho conseguita in una telematica.

            Concludo dicendo che purtroppo per questi quesiti non esiste la risposta giusta, e io preferisco suggerire ad un ragazzo non lavoratore, di scegliere l'ateneo e il corso di studio che meglio si adatta alle sue esigenze, infischiandosene di quello che dice la gente.
            Ultima modifica di AC1000; 06-04-2025, 18:19.

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            • #7
              Non ne hai parlato, ma hai qualche idea sulla carriera lavorativa che vorresti intraprendere? Vuoi puntare a superare l’esame di stato per diventare dottore commercialista? Ti interessa un impiego nel settore privato in Italia o all’estero? O vuoi impegnarti per superare un concorso nel settore pubblico?

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              • #8
                Buongiorno,

                stavolta devo dissentire rispetto a quanto asserito da JMaskelyne.

                Sicuramente molti datori di lavoro, specie piccoli, e molti professionisti della selezione delle risorse umane (N.B.: è possibile farsi un giro su LinkedIn per sondare il livello culturale medio di quelli apparentemente più influenti) hanno le sinapsi onnubilate da pregiudizi e tendono a scartare i candidati provenienti da università telematiche. Tuttavia, non mi sento affatto di dire che conseguire un titolo presso un ateneo telematico richieda in assoluto meno impegno che conseguire omologo o analogo titolo presso un ateneo tradizionale. Non tutte le università telematiche sono uguali e così non tutte le università tradizionali. In particolare potrei fare una lista di atenei in cui studiare qualsiasi materia presente in UnitelmaSapienza risulta meno impegnativo che in quest'ultima, che ricordo avere ben tre corsi interateneo con la Sapienza "madre" e di fornire supporto a quest'ultima per le attività e-learning.
                Inoltre non sono neanche certo che tutte le università telematiche godano di una fama così negativa, altrimenti non si spiega il fatto che esse continuano ad attirare iscritti in controtendenza rispetto a quelle tradizionali; in particolare ricordo che alcune telematiche (Iul, eCampus, Leonardo da Vinci, Guglielmo Marconi) hanno un rapporto tra immatricolati per la prima volta al sistema universitario e iscritti in linea o superiore a quello dei maggiori atenei italiani: così come la fiducia in esse è crescente da parte dell'utenza, probabilmente adesso che sono nella fase de lla maturità sono viste diversamente anche dai potenziali datori di lavoro. Viepiù, rammento che oramai da anni la Pegaso è l'ateneo che in Italia rilascia il più elevato numero di lauree magistrali della classe LMG/01, davanti a Federico II (sebbene la superi di poco), Bologna (che invece si distanzia abbastanza), Milano Statale (quarta con notevole distacco), e che i laureati Pegaso vengono accolti negli studi legali, fanno i praticantati e superano l'esame di Stato per diventare avvocati; probabilmente qualcuno di loro è diventato anche notaio o magistrato. Il tutto in un contesto generale in cui le iscrizioni a Giurisprudenza sono in forte discesa, nel quadro già desolante di un intero sistema universitario in caduta libera (anche se personalmente, a differenza dei giornalisti, tendo ad attribuire il crollo alla riduzione della materia prima, dovuta alla progressiva denatalità: il calo delle nascite oggi è particolarmente vistoso perché siamo oramai stabilmente sotto il tasso di sostituzione, ma costituisce un'eredità degli anni '80 nel secolo scorso progressivamente acuitasi).
                Tra l'altro, come ho spesso segnalato nel forum, sul mondo universitario aleggiano pregiudizi variabili nel tempo e nello spazio. Se parlate con il quivis de populo al Sud e in Sicilia noterete che è abbastanza radicata l'idea che i meridionali che vanno al Nord a studiare ci vanno perché è più facile, mentre al Nord, al contrario, c'è gente convinta che al Sud le lauree si vendano e ci sia gente che, dopo aver comprato gli esami al Sud, si trasferisce al Nord solo per la tesi per avere il titolo prestigioso «che vale più nei concorsi». Ovviamente per noi che abbiamo un minimo di cultura in più del quisquie non c'è neanche biosgno di discutere simili affermazioni, magari promananti da valligiani che sino a trent'anni fa per sapere cosa fosse università avrebbero dovuto viaggiare per svariati chilometri attraversando montagne, però siccome i professionisti HR sono quello che sono possiamo immaginare che per qualcuno di loro magari leggere «Università della Calabria», «Università di Messina» o «Università di Catanzaro» (ricordiamoci la leggenda della Gelmini, che poi neanche riguardava l'università, ma semmai l'esame di Stato per l'abilitazione alla professione di avvocato, che con l'università non c'entra un fico secco) faccia lo stesso effetto, se non peggiore, di leggere «Università telematica Pegaso» (peraltro le telematiche hanno il vantaggio di essere percepite come avulse dalla geografia, sicché non si portano dietro l'ingombrante bagaglio dei pregiduizi territoriali).
                A Napoli la Vanvitelli ha scontato il fatto di essere una seconda scelta rispetto alla Federico II per tutto il periodo in cui si è chiamata Seconda università di Napoli (nomen omen?), la Parthenope è ancora additata come una specie di scuola per l'evoluzione dei ragionieri e non parliamo poi della Suor Orsola Benincasa, che quando dici di studiare lì la prima reazione del tuo interlocutore è tipicamente «ma è privata!», come a dire «ti stai comprando la laurea». Eppure vi assicuro che tutte le università citate si mettono in tasca la Federico II, che oramai si adagia sugli allori, sotto molti aspetti. Inoltre basta andare poco più a nord di Roma e magicamente tutte le università partenopee, tranne la Pegaso in quanto telematiche, diventano genericamente «l'Università di Napoli», nel bene e nel male: chi ha un preconcetto positivo tenderà a non fare distinzione, chi ha un preconcetto negativo tenderà ad associarlo a tutte e cinque. Credo di avere raccontato, forse anche più di una volta, le litigate che mi sono fatto con gente che mi dava dell'ignorante perché dicevo che a Napoli ci sono cinque università, sostenendo che non fosse possibile visto che nella sua testa l'università statale era una sola e aveva sedi in varie città, sicché o io confondevo le università con le facoltà oppure si trattava di università private, nonché con altri che pensavano che l'Orientale fosse la fantomatica facoltà di Lingue orientali di una supposta (unica) Università di Napoli. Vi devo avere raccontato anche di quel colloquio in quell'agenzia per il lavoro (se non ricordo male la Creyf's, che non esiste più) in cui il selezionatore, una donna, si complimentava e si compiaceva con un candidato per essersi laureato a Napoli, senza aver nenche notato che su curriculum era scritto «Seconda università degli studi di Napoli» (posso collocare questo aneddoto tra il 2002 e il 2005: all'epoca si chiamava ancora così). Peccato che il candidato fosse laureato non ricordo se in Economia (Economia aziendale, Economia e commercio) o Giurisprudenza, dunque neanche nella sede di Napoli, dato che le facoltà cui afferivano questi corsi avevano sede rispettivamente a Capua e a Santa Maria Capua Vetere.

                Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
                Per accedere, però, ho l'obbligo di conseguire 5 corsi singoli sulle materie base dell’economia.
                Purtroppo, l’Unitelma ha aumentato i prezzi: ora la tariffa per i corsi singoli è di 275 euro (prima era 200), e anche la retta annuale per gli under 26 è aumentata (da 850 euro a 1100, e poi 1300).
                Guarda che puoi tranquillamente sostenere gli esami singoli in altro/i ateneo/i. Oppure, come mi pare avessi ipotizzato tempo fa chiedendo a loro stessi se fosse fattibile e ricevendo risposta affermativa, iscriverti al corso L-18, sostenerli al suo interno e poi chiedere il passaggio interno (cambio corso).

                Insomma, facendo dei calcoli, finirei per spendere più di 4000 euro per questa laurea magistrale in economia
                Tutto compreso mi sembra un affare.
                Vedi che in funzione del tuo reddito potresit pagare 4000 euro in un'università statale, ma all'anno. A cui dovresti aggiungere viaggi, libri e stress da burocrazia (che è davvero, a mio avviso, quel quid su cui molte telematiche battono le tradizionali).

                Molte persone me l’hanno sconsigliata, ma al momento non vedo alternative valide. Escludo l’idea di iniziare da zero un nuovo percorso di laurea triennale + magistrale, perché non ho più molta voglia di rimettermi a studiare altri 5 o più anni.Vorrei qualcosa di veloce.
                Non sarebbe un nuovo percorso, ma sarebbero due percorsi.

                L’unica alternativa possibile, forse, potrebbe essere un master post-laurea?
                Se hai specifici e abbastanza chiari obiettivi di inserimento professionale, potresti prendere un master che prevede uno stage con un buon placement, in una buona università con un buon career service ma non troppo costosa (ad esempio la Suor Orsola Benincasa). Dopodiché, iniziato il tuo percorso lavorativo, potresti pensare a una magistrale con calma, riciclando i crediti del master per ottenerne l'abbreviazione.

                Fossi in te mi preoccuperei più che altro della reale congruità tra il tuo attuale percorso di studi (L + LM) e quello LM-77 che hai individuato.
                Quello non è un problema. Basta dichiarare nel CV solo la laurea magistrale e uno come me storce il naso e fa indagini (la cosa che più mi insospettisce è quando dichiarano la L e la LM ma mettono il voto solo di quest'ultima), ma almeno il 70% dei datori di chi dovrà esaminare quel CV (e mi tengo basso) penserà che tu abbia fatto 5 anni di Economia (del resto se uno confonde gli studi aziendali con l'economia si merita questo e altro).

                Guardando i piani di studio dei tuoi corsi Unical vedo che ci sarebbero ben pochi insegnamenti convalidabili in termini di SSD, ad eccezione forse di inglese e di esami a scelta
                Non c'è niente da convalidare tra il primo e il secondo ciclo. Può avere qualcosa solo da LM a LM.

                a meno che tu non voglia rivolgerti allo stesso fornitore del trota quando a suo tempo “acquistò” la sua laurea.
                Attenzione a evitare di scadere nella diffamazione.
                La giustizia ha accertato: 1. che Renzo Bossi fosse totalmente all'oscuro di quel titolo (che infatti era ben custodito nella cassaforte di Belsito); 2. quel titolo era falso! Nei registri dell'Università Kristal (a cui comunque lo scandalo costò la sospensione dell'accreditamento per un anno, che la condusse alla cessazione delle proprie attività) non risultava mai essere stato rilasciato. Viepiù, Renzo Bossi ai tempi non aveva ancora conseguito il suo diploma di liceo scientifico (era stato bocciato, mi pare due volte) e non aveva altro titolo che gli consentisse l'accesso all'istruzione universitaria. Va precisato, infine, che non è mai stato effettuato neanche il tentativo di farsi riconoscere quel titolo in Italia.

                e i 5 corsi singoli che ti vengono richiesti per arrivare ai 50 CFU previsti tra i requisiti di accesso
                Quelli non c'entrano niente con il concetto di convalida.

                Diciamo che i datori di lavoro, o presunti tali, che potrebbero avere questi dubbi sono al 90% imprenditori di piccole e micro imprese, tipico esempio quelli del nord-est d’Italia, gente poco sopra la soglia dell’analfabetismo ma con una gran voglia di lavorare (associata ad altrettanta scarsa voglia di pagare le tasse).
                Perfido
                Comunque, a proposito di pregiudizi, i veneti non sono così gretti. Certo, il Veneto è relativamente grande e molto denso e non dappertutto c'è la stessa apertura mentale, ma ti assicuro che nel complesso sono un popolo meraviglioso! Non per niente la Serenissima Repubblica di Venezia era il principale partner del Regno di Napoli, infatti la prima ambasciata della prima fu inaugurata proprio nel secondo (tra l'altro palazzo Venezia, che ho avuto il piacere di visitare e in cui ho avuto l'onore di celebrare un convegno anni fa, è meraviglioso).
                Diciamo che l'imprenditore di cui parli è più un modello brianzolo, mentre in Veneto il senso di comunità è più forte (in Brianza probabilmente si è smarrito a causa delle migrazioni massicce dal Mezzogiorno, soprattutto dalla Puglia, che arrivarono a quadruplicare le popolazioni di alcuni comuni). Comunque anche in Brianza quel modello, fortunatamente, sta finendo, se non altro perché i figli dei padri-padroni vanno a studiare (soprattutto in Bicocca, ateneo che, probabilmente per la sua collocazione geografica in prossimità del confine tra Milano e Sesto San Giovanni e dunque alle porte di Monza, è divenuto il punto di riferimento per quella zona).

                Io prima di andare a lavorare per gente come questa farei di tutto per trovarmi un lavoro serio e prenderei in considerazione questo genere di imprenditori, stile padre-padrone, solo se mi trovassi sulla soglia della disperazione. Teniamo conto che costoro assumono estranei solo dopo aver esaurito il “serbatoio” dei familiari, vicini e lontani, e le prospettive di carriera sono molto basse.
                Questo è vero ma vale per qualsiasi micro e piccola impresa, in Veneto come in Brianza come nel distretto calzaturiero delle Marche e nei due distretti conciari campani (Arzano-Casandrino-Grumo, in Terra di Lavoro, l'uno e Solofra, in Irpinia, l'altro). Qui trovi delle concerie che sono costituite nella forma di società per azioni ma che sono gestite come imprese familiari che Barilla scànsati proprio: almeno i fratelli e i cugini Barilla si occupano veramente di management e Barilla è divenuta negli anni una multinazionale; questi invece assumono i fratelli e i cognati come dirigenti solo per garantire uno stipendio e un trattamento previdenziale ciascuno.

                Originariamente inviato da JMaskelyne Visualizza il messaggio
                Basta fare una breve ricerca su LinkedIn e ci si rende facilmente conto da quali atenei provengano le persone junior assunte.
                Le persone iuniores.
                Va anche detto che parliamo di multinazionali che privilegiano determinate e specifiche università e dunque tendono a escludere le telematiche ma anche Valle d'Aosta, Piemonte orientale, Insubria, Politecnica delle Marche, Camerino, Urbino, Stranieri Siena, Stranieri Perugia, Cassino, Sannio, Molise, Foggia, Basilicata, Catanzaro, Reggio di Calabria Mediterranea, Reggio di Calabria Stranieri, Salento… e probabilmente anche qualcun'altra. Ci sono alcune che assumono solo laureati in Ingegneria, che scontano meno la fama dell'ateneo, per fare cose che richiederebbero ben altre formazioni, altre che assumono solo chi proviene dalla Bocconi (contenti loro) e/o dai politecnici di Milano e Torino. Mentre per esempio Poste italiane chiede solo una laurea magistrale di area economica, senza tener conto di dove l'hai presa (salvo che poi quando ti scade il contratto di apprendistato o il rapporto di lavoro autonomo a tempo determinato ti propone di andare allo sportello a fare compagnia a gente assunta tramite un sistema di graduatorie concordato con i sindacati per le quali è richiesto un qualsiasi diploma con almeno 70/100 o una qualsiasi laurea con almeno 102/110), e le famose big four bussano sovente alla porta di una Mercatorum.

                Originariamente inviato da AC1000 Visualizza il messaggio
                dove studia gente che si impegna a fondo ma dove al contempo si trovano anche tutti i generi di fancazzisti
                Come in taluni corsi di laurea di prestigiosi atenei tradizionali (ogni riferimento a una sigla di 4 lettere sarà casuale? ).

                Se poi vogliamo parlare di pregiudizi verso le telematiche, questi pregiudizi sono esattamente gli stessi che fino a una trentina di anni fa colpivano gli atenei del sud, anche quelli che ora sono al vertice delle classifiche di qualità della didattica.
                Classifiche attendibili sulla qualità della didattica, però, non esistono (vabbe' che le graduatorie universitarie sono inattedibili in generale, ma questo è un altro discorso).

                Preferisco non entrare sull'argomento della laurea che un ministro parrebbe aver conseguito con criteri "allegri" in un noto ateneo "tradizionale", argomento di cui si sta parlando tanto in questi giorni...
                In realtà lì i giornalisti non hanno capìto niente (ma del resto parliamo del Fatto quotidiano): asserire che la laurea è una solae non due come lei aveva dichiarato e che loro lo possono dimostrare perché hanno visto il libretto, salvo poi pubblicare un libretto di 2 anni, significa non avere idea di come sia strutturato l'attuale ordinamento universitario. Senza considerare che il fatto che i titoli non compaiono su Anis (che esiste da ieri mattina) non significa niente (nemmeno la laurea di mio padre appare su Anis).
                La Calderone ha conseguito prima un bachelor of arts presso la Link campus University of Malta (e non presso la fantomatica e mai esistita «Libera università di Malta») e poi con quello si è iscritta a un corso di laurea magistrale presso la neonata LCU, di diritto italiano. Trattandosi di un riconoscimento finalizzato alla prosecuzione degli studi, esso compete alle autorità accademiche e vale solo a quel fine; vale a dire che il suo bachelor's degree in Italia è ex se privo di valore. L'unica cosa strana sono gli esami sostenuti di domenica, ma la LCU non è nuova a queste cose e già in passato è stata al centro di indagini penali che hanno avuto una certa eco mediatica, con giornalisti che gridavano allo scandalo perché gli esami si erano tenuti in luoghi diversi dalla sede dell'università, che si sono risolte in una bolla di sapone perché non hanno portato alla luce nulla di penalmente rilevante.

                per realizzare una parte di un progetto di marketing mi era stato affiancato un neolaureato Bocconi al quale sono stato costretto a chiedere, vista la palese incompetenza, se per conseguire la laurea aveva studiato oppure gliela aveva comprata il babbo a caro prezzo.
                Onestamente io non ho mai riscontrato tutta questa genialità nei bocconiani.
                Ultima modifica di dottore; 08-04-2025, 01:38.
                BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                • #9
                  Buongiorno,

                  stavolta devo dissentire rispetto a quanto asserito da JMaskelyne.

                  Sicuramente molti datori di lavoro, specie piccoli, e molti professionisti della selezione delle risorse umane (N.B.: è possibile farsi un giro su LinkedIn per sondare il livello culturale medio di quelli apparentemente più influenti) hanno le sinapsi onnubilate da pregiudizi, e tali pregiudizi sono coerenti con i dubbi espressi da Mixyhope. Questo è autoevidente.
                  Tuttavia, che presso una università tradizionale il percorso è più impegnativo rispetto a omologo o analogo percorso presso una università telematica non è vero in termini assoluti. Ci sono università telematiche e università telematiche e non mi sento di asserire che i percorsi presso alcune di esse siano poco impegnativi e in particolare mi sento di escludere categoricamente che quelli presso l'UnitelmaSapienza siano megno impegnativi rispetto a qualsiasi altro ateneo: anzi, sostengo senza timore di smentita che tra l'UnitelmaSapienza e la Sapienza "madre" non vi sia alcuna differenza, tanto che ben tre corsi sono interateneo tra le due e in via generale la seconda si avvale della piattaforma della prima per la didattica a distanza.
                  BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                  • #10
                    Originariamente inviato da dottore Visualizza il messaggio
                    laureati Pegaso vengono accolti negli studi legali, fanno i praticantati e superano l'esame di Stato per diventare avvocati; probabilmente qualcuno di loro è diventato anche notaio o magistrato.
                    Ci sono delle fonti dove poter verificare questa cosa?

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                    • #11
                      Originariamente inviato da Nome-Utente Visualizza il messaggio
                      Ci sono delle fonti dove poter verificare questa cosa?
                      Gli ordini professionali sono enti pubblici e in quanto tali devono tener conto unicamente del valore legale; in considerazione di ciò, l'Ordine degli avvocati non registra né sull'albo né sul registro dei praticanti l'ateneo che ha rilasciato il titolo necessario.
                      Stessa cosa vale per esami di Stato e concorsi.
                      Quindi no, non ci sono dati in merito.
                      Tuttavia, se si bazzicano i gruppi di discussione degli aspiranti avvocati, si vede che coloro che si sono laureati alla Pegaso e alla Marconi (gli altri delle telematiche sono numericamente poco significativi) non hanno particolari difficoltà a trovare un dominus che li accolga per lo svolgimento del praticantato. Così come a Napoli non le hanno quelli che escono da Vanvitelli, Parthenope e Suor Orsola nonostante la Federico II sia universalmente percepita come più prestigiosa e tutti i pregiudizi che aleggiano in particolare sull'ultima citata.
                      D'altro canto, spesso trovare il dominus è questione di conoscenze, dunque si tratta di attivare una rete di relazioni; è un po' diverso da una ordinaria ricerca di lavoro (anche perché il dominus al massimo ti dà un piccolo rimborso spese, sempre che sganci qualcosa).
                      BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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                      • #12
                        Originariamente inviato da AC1000 Visualizza il messaggio
                        Tenderei a dissentire su molte delle cose che sono state scritte, e quindi alcune considerazioni diventano necessarie.



                        4000 euro, tutto compreso, per una laurea magistrale LM-77 in una telematica non mi sembra una gran cifra, anzi direi che è un affare. In qualsiasi università tradizionale spenderesti molto di più, soprattutto se sei fuori sede, tra trasporti, alloggio e pasti, e questo vale anche se tu dovessi trovarti nella no-tax zone dove non pagheresti le tasse universitarie. Evito anche di monetizzare le perdite di tempo, che in una telematica sarebbero pressoché nulle, mentre in un ateneo tradizionale quantificherei ottimisticamente in almeno 500 ore annue buttate per trasferimenti e attività inutili, soprattutto se pensi di frequentare le lezioni.

                        Fossi in te mi preoccuperei più che altro della reale congruità tra il tuo attuale percorso di studi (L + LM) e quello LM-77 che hai individuato. Guardando i piani di studio dei tuoi corsi Unical vedo che ci sarebbero ben pochi insegnamenti convalidabili in termini di SSD, ad eccezione forse di inglese e di esami a scelta, se previsti, e i 5 corsi singoli che ti vengono richiesti per arrivare ai 50 CFU previsti tra i requisiti di accesso per chi non ha una delle lauree indicate da Unitelma Sapienza, alcuni dei quali prevedono 15 CFU per almeno tre diversi ambiti, mi sembrano veramente tanti. Alla fine la tua laurea magistrale, se ci aggiungi gli obblighi formativi aggiuntivi, da biennale diventerebbe triennale.

                        Peraltro i requisiti di accesso alla LM-77 Unitelma Sapienza sono più stringenti di molte LM-77 di atenei tradizionali e io stesso, pur avendo già conseguito una LM-77, non sarei in possesso dei 15 CFU richiesti per accedervi, sia per l’ambito economico che per quello statistico, pur avendone il quadruplo dei necessari per gli altri ambiti.



                        Vale quanto detto sopra: 4000 euro non sono assolutamente tanti, e la LM-77 è una delle lauree meglio spendibili nel mondo del lavoro, soprattutto se tramite una scelta oculata del corso più adatto a te riesci a declinarla verso i tuoi reali interessi (aziendale, economico, giuridico, marketing, comunicazione, ecc.)
                        Più che alla preoccupazione della scelta di una telematica io mi preoccuperei di come rendere “appetibile” nel mondo del lavoro un percorso formativo composto da L-5/L-42 + LM-78 + LM-77.

                        Tieni poi conto che l’eventuale ulteriore laurea magistrale conseguita presso una telematica sarebbe il tuo terzo titolo di studio; quindi, a maggior ragione le tue preoccupazioni sono infondate.

                        Infine per dissipare ogni possibile ulteriore dubbio, se la tua intenzione è quella di conseguire la LM-77 Unitelma Sapienza, ti faccio presente che sulla pergamena c’è scritto “Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza” e posso scommettere che il 99% delle persone non la distingue da quella della “Sapienza Università di Roma”, ateneo di cui Unitelma rappresenta, in un certo senso, lo spin-off telematico.



                        Sulla base di quali motivazioni le l’hanno sconsigliata? Nel 90% dei casi sono opinioni totalmente confutabili.



                        Qui dimostri di avere le idee poco chiare, vuoi associare “qualità”, possibilmente con la distorta idea di evitare le telematiche, con “velocità”. Le due cose le vedo poco conciliabili, a meno che tu non voglia rivolgerti allo stesso fornitore del trota quando a suo tempo “acquistò” la sua laurea.



                        E che master vorresti fare? Beni culturali? Storia contemporanea? Filosofia e storia della scienza e della tecnologia? Consulenza filosofica? Benessere del cane e del gatto?

                        Sicuramente nelle tue condizioni, e con la tua formazione precedente, un master di ambito economico lo vedo abbastanza inutile, a meno che tu non voglia prevedere un percorso Master + LM-77, che viene proposto da diverse telematiche e che in due anni ti garantisce due titoli di studio. Questa soluzione la trovo la più saggia da tenere in considerazione, ma ovviamente qui i costi sarebbero superiori ai 4000 euro che tu già consideri cifra elevata.



                        Questa è la più grossa fesseria che si può sentire. Non sto a perdere tempo ad argomentare, ma se hai voglia di cercare su questo forum trovi numerose discussioni al riguardo.



                        Diciamo che i datori di lavoro, o presunti tali, che potrebbero avere questi dubbi sono al 90% imprenditori di piccole e micro imprese, tipico esempio quelli del nord-est d’Italia, gente poco sopra la soglia dell’analfabetismo ma con una gran voglia di lavorare (associata ad altrettanta scarsa voglia di pagare le tasse). Io prima di andare a lavorare per gente come questa farei di tutto per trovarmi un lavoro serio e prenderei in considerazione questo genere di imprenditori, stile padre-padrone, solo se mi trovassi sulla soglia della disperazione. Teniamo conto che costoro assumono estranei solo dopo aver esaurito il “serbatoio” dei familiari, vicini e lontani, e le prospettive di carriera sono molto basse.



                        Non faccio copia-incolla, ma le risposte sono poco sopra



                        Altra sciocchezza madornale. Io ho conseguito due lauree presso una piccola telematica che ora ha almeno il 50% dei suoi iscritti appena usciti dalle superiori e alla prima esperienza universitaria, che pure frequentano parte delle lezioni in presenza. Appena laureati costoro trovano lavoro con la stessa velocità di un laureato (se non anche prima) di un ateneo tradizionale, e senza alcuna discriminazione rispetto al “blasone” del titolo.

                        Il problema è forse, come già detto millemila volte, che in Italia ci sono 11 atenei telematici, circa 3-4 dei quali si spartiscono ben oltre il 60% degli studenti, e purtroppo questi atenei hanno la peggiore nomea. Ci scordiamo che però ci sono altri 7-8 atenei che, chi più chi meno, offre didattica di alta qualità, paragonabile se non addirittura superiore a quella degli atenei tradizionali.

                        Se poi vogliamo fare i pignoli provate a fare una breve ricerca in rete sui numerosissimi scandali che coinvolgono gli atenei tradizionali. Troverete informazioni sconvolgenti. Per non parlare delle università “tradizionali” dove diversi ministri e politici hanno conseguito la loro laurea con metodi e percorsi discutibili.



                        Qualcuno mi spiega la differenza che ci potrebbe essere (ma che in realtà non c’è) tra il laurearsi da non frequentante in un ateneo c.d. “tradizionale”, arrabattandosi a mendicare appunti da chi segue le lezioni e cercando di prepararsi in modo raffazzonato agli esami, o seguire le lezioni di una “buona” telematica, comodamente seduti sul divano con le lezioni che si possono vedere tutte le volte che si vogliono e, spesso e volentieri, con le dispense preparate dai professori? I quali professori sono pure più facilmente raggiungibili e disponibili di quelli di un grande ateneo tradizionale.

                        E, già che ci siamo, qualcuno mi dice, a parità di corso di laurea, in cosa differisce la didattica online erogata da un ateneo tradizionale, dalla stessa identica didattica online erogata da un ateneo telematico? Io me lo sono chiesto più volte e dopo tre lauree e tre master, conseguiti sia in università tradizionali che telematiche, non sono ancora riuscito a trovare una risposta.



                        Con le lauree di partenza della nostra amica l’eventuale master “figo” e “sempre in presenza” a cui fai riferimento è poco più di una chimera, e sicuramente sarà difficile che costi meno di 4000 euro.
                        Ti ringrazio per la tua risposta, molto completa e soddisfacente.
                        Vorrei rispondere brevemente ad alcuni punti.

                        Hai ragione nel dire che 4.000 euro rappresentano una cifra contenuta per una laurea; non avevo considerato le spese da fuorisede (sono infatti fuori sede all'Unical). Non avevo valutato i costi legati all’affitto, alla spesa, alle bollette, alle eventuali uscite e ai trasporti. Considerando tutto ciò, credo che andrei ben oltre i 4.000 euro stimati inizialmente.

                        Tengo a precisare che ho da parte quasi 10.000 euro, quindi il costo non rappresenta un ostacolo insormontabile. Anzi, ho intenzione di investire questi risparmi nella mia formazione.

                        Per quanto riguarda la possibilità di rendere più appetibile il mio percorso formativo, riconosco che le opportunità siano limitate. Tuttavia, considerando che mi sono laureata con una tesi in Filosofia dell’ambiente e che vorrei approfondire questo ambito anche nella tesi magistrale, potrei cercare di coniugare l’aspetto etico con quello economico legato all’ambiente. Infatti, l’indirizzo in Economia e sostenibilità offerto da Unitelma è quello che mi interessa di più.

                        In merito alla possibilità di abbreviare il percorso tramite un master che riconosca CFU validi per l’accesso alla magistrale, so che Unimercatorum prevede questa opzione. Tuttavia, ho letto diverse critiche riguardo alla mancata emissione dell’attestato finale.
                        Nel mio caso, prevedo un percorso di circa due anni e mezzo presso Unitelma (sei mesi per i corsi singoli richiesti per l’accesso, due anni per completare la magistrale), al massimo tre anni. Mentre all'Unical avrei 3 anni pieni, anche di più.

                        Attualmente ho 22 anni, quindi credo di avere ancora buone possibilità nel mondo del lavoro. Se riuscissi a mettere da parte ulteriori risparmi, mi piacerebbe anche frequentare un master presso la Scuola Superiore Sant’Anna, aperto a laureati di tutte le classi. Si tratta di un master in gestione delle risorse ambientali, dal costo di 8.000 euro, con un buon tasso di placement.

                        Queste sono le novità che non avevo inserito nel mio primo messaggio e che credo possano aiutare a comprendere meglio il mio percorso.

                        Grazie in anticipo per l’attenzione. @AC1000

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                        • #13
                          Originariamente inviato da rainydays Visualizza il messaggio
                          Non ne hai parlato, ma hai qualche idea sulla carriera lavorativa che vorresti intraprendere? Vuoi puntare a superare l’esame di stato per diventare dottore commercialista? Ti interessa un impiego nel settore privato in Italia o all’estero? O vuoi impegnarti per superare un concorso nel settore pubblico?
                          Mi piacerebbe trovare un impiego nell’ambito della consulenza ambientale. Valuto con interesse anche l’accesso a ruoli tramite concorsi pubblici o in contesti d’ufficio. Non aspiro necessariamente a posizioni di vertice. Mi basterebbe una buona posizione, stabile e con uno stipendio accettabile. Praticamente utopia ahahah

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                          • #14
                            dottore In definitiva, mi sta dicendo che laurearsi all’Unical non è così diverso, in termini di reputazione, dal conseguire il titolo presso Unitelma Sapienza.
                            Considerando che all’Unical dovrei frequentare le lezioni in presenza, vivere da fuorisede e affrontare la burocrazia spesso complessa dell’ateneo, non ho dubbi che, da un punto di vista pratico e organizzativo, Unitelma potrebbe agevolarmi molto. Inoltre, mi permetterebbe di avere più tempo libero per lavorare e mettere da parte qualche risparmio per un master magari.

                            Se il prestigio dell’Unical fosse nettamente superiore a quello di Unitelma, tanto da influenzare in modo significativo la valutazione dei recruiter, allora prenderei seriamente in considerazione l’idea di continuare presso Unical, nonostante i sacrifici.
                            Ma se così non fosse... mi trovo costretta a fare due conti in termini di convenienza complessiva. Sbaglio?

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                            • #15
                              Originariamente inviato da Mixyhope Visualizza il messaggio
                              In merito alla possibilità di abbreviare il percorso tramite un master che riconosca CFU validi per l’accesso alla magistrale
                              Il master non riconosce crediti; il master viene conseguito, come qualsiasi altro titolo universitario, mediante l'accumulo di crediti. Quei crediti sono conseguiti, non riconosciuti. Dopodiché è la singola università che li può riconoscere in un secondo momento quali assolventi ai requisiti di accesso per un corso di laurea magistrale e/o per l'abbreviazione di un corso di laurea magistrale.

                              so che Unimercatorum prevede questa opzione.
                              Non è che prevede questa opzione; è che prevede dei master abbrevianti e cioè grazie ai quali hai già la certezza in partenza di poter abbreviare un corso di laurea magistrale. Nulla ti vieta però di chiedere alla Mercatorum l'abbreviazione di una carriera di laurea magistrale sulla base di un master conseguito altrove e viceversa.

                              Tuttavia, ho letto diverse critiche riguardo alla mancata emissione dell’attestato finale.
                              Del titolo, non dell'attestato.

                              BA Media & journalism BS Administration MPA Management & e-governance MBA General management LLM Law MA Political science MA Business and public communication PhD candidate

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